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La privatizzazione di AMIU e il commissariamento della democrazia a Genova

amiu-colori-tutto-biancoNostro articolo sulla questione AMIU, pubblicato originariamente su Contropiano

Dopo la sonora sconfitta giunta un mese fa in consiglio comunale, la giunta Doria è tornata alla carica, con una delibera fotocopia di quella bocciata in precedenza, per realizzare la fusione dell’azienda dei rifiuti con la multiutility IREN.

Durante il periodo trascorso non è cambiato molto. La delibera è stata in parte rivista ma i lavoratori hanno capito che l’avvio della privatizzazione di AMIU è in corso indipendentemente dalle piccole variazioni di percentuali sulle quote societarie proposte dal Comune.

Nonostante il parere diffuso tra i lavoratori, come durante le precedenti votazioni, la Cgil ha comunque pensato bene di schierarsi dalla parte del Sindaco e del PD boicottando lo sciopero e invitando esplicitamente a boicottarlo. A gestire lo sciopero è quindi la sola Cisl (USB e Uil hanno però indicato ai lavoratori di aderire allo sciopero) ma in piazza sono presenti soprattutto i lavoratori che hanno dato vita all’ULA (unione lavoratori AMIU) che in questi mesi ha gestito la lotta.

La votazione in consiglio comunale era comunque in bilico. La maggioranza PD era in difficoltà anche perchè la votazione avviene a due mesi dalle elezioni comunali. Molti consiglieri di centrosinistra si stavano quindi ricollocando (la maggioranza sosterrà comunque e nuovamente il PD) ed era indecisa mentre la destra ha deciso di votare contro per mettere in difficoltà il PD e schierarsi con le associazioni di commercianti preoccupati per l’aumento della TARI.

Sulla votazione incombeva anche un esposto presentato dal consigliere di sinistra Antonio Bruno che poneva dubbi sulla trasparenza delle procedure con le quali il Comune aveva deciso di sostenere la fusione con IREN. L’esposto si basava sul fatto che, fin dall’inizio, IREN è stato l’unico interlocutore della Giunta (con un assessore proveniente dal management della multiutility) e al bando pubblico sia stata presentata solo l’offerta di IREN. La procura ha quindi aperto un fascicolo di indagine sulle procedure seguite. Il PD ha però deciso di continuare con la delibera parlando di normali procedure di indagine che non inficiavano in nessun modo le decisioni assunte. In un Comune blindato (davanti al portone sostavano 4 camionette tra Polizia e Carabinieri) fin dal mattino i consiglieri hanno quindi discusso tutto il giorno fino al colpo di scena delle ore 16 in cui un centinaio di emendamenti delle opposizioni è stato ritirato chiedendo il voto immediato sulla delibera. Il PD ha cercato di reagire perchè si è reso conto di non avere i numeri necessari all’approvazione e ha cominciato a scrivere emendamenti in proprio per prendere tempo.

Non contenti, hanno sospeso le votazioni perché era necessario sentire il parere di IREN e di AMIU in merito alla praticabilità di alcuni emendamenti. Ciò ha causato le proteste vibrate delle minoranze e battibecchi con i lavoratori che erano riusciti ad entrare a seguire i lavori. Per la prima volta è apparso evidente a tutti che le votazioni devono essere fatte solo quando il PD ha la maggioranza numerica e che gli emendamenti hanno valore solo se approvati da IREN. Questo schiaffo democratico ha consentito al PD di ritardare le operazioni di voto e mantenere viva una delibera che probabilmente sarebbe stata nuovamente respinta.