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Identità e programma di Eurostop

Trovate qui un riassunto del programma fondamentale di Eurostop. Potete anche scaricarlo in pdf, diffonderlo e, se volete,  aderire a Eurostop direttamente sul sito www.eurostop.info. Il tutto è correlato da un video che riporta i punti fondamentali di quello che leggerete.

La piattaforma sociale Eurostop

1) Che cosa è Eurostop?

Eurostop si batte per l’abbandono dell’Euro e la rottura della UE e della NATO, passaggio indispensabile per rovesciare le politiche di austerità e la globalizzazione liberista che hanno distrutto diritti e conquiste sociali di decenni in Europa e ora minacciano la democrazia e le costituzioni antifasciste.

Contestualmente Eurostop si batte per la disdetta dell’adesione dell’Italia ai Trattati Europei, a partire dal Trattato di Maastricht fino al Fiscal Compact, e per l’abbandono di tutti i loro vincoli che impongono l’austerità. Conseguente uscita dalla Unione Europea e denuncia del debito pubblico.

2) Perché nasce questa piattaforma?

Le lotte ed i movimenti sociali non hanno mai assunto coerentemente sinora questi tre NO, a EURO UE NATO, a volte dandoli per scontati come premessa o come conseguenza dei conflitti, ma senza mai dichiararli apertamente. Questa rimozione, in alcuni casi diventata un vero e proprio tabù, ha reso più deboli tutte le domande sociali di fronte ai ricatti e alle minacce del potere. Il quale, invece, ha sempre manovrato a tutto campo, usando tutta la catena di comando per affermare i propri interessi e la propria egemonia. Il fatto che ogni lotta importante ad un certo punto si misuri con la rigidità di un sistema che non ammette mediazioni e che ogni volta si trincera dietro l’impossibilità delle alternative, finora ha permesso al sistema stesso di vincere i conflitti o di isolare le resistenze più tenaci e forti. Il riformismo storico del movimento operaio, il gradualismo nei miglioramenti è stato stravolto nel suo opposto dalle sinistre di governo diventate liberiste. Oggi riformismo è solo adattamento al peggioramento. Oggi in Europa il riformismo è diventato l’ideologia del liberismo e la cultura politica delle élite e dei mass media da esse guidati. Compito di una forza che lotti per l’abbattimento del capitalismo e per il socialismo è quindi organizzare nel proprio paese una rottura con una gabbia costruita per stritolare ogni istanza di cambiamento.

3) Lavorare sul conflitto sociale e di classe

Le persone, le organizzazioni e i movimenti che aderiscono e partecipano a Eurostop sono in primo luogo impegnate in tutte le lotte sociali, sindacali, ambientali, civili che contrastano concretamente gli effetti della globalizzazione liberista e dello sfruttamento capitalista sulle persone e sulla natura. Chi aderisce e partecipa ad Eurostop si batte contro ogni attacco ai diritti individuali, a quelli collettivi e del lavoro, contro le discriminazioni e le persecuzioni verso i migranti, contro ogni limitazione della democrazia e del diritto alla rappresentanza nelle istituzioni, nel paese, nei luoghi di lavoro. Tuttavia queste lotte non bastano di fronte alla gravità e alla durata della crisi economica, che hanno indebolito tutte le risposte dirette di chi, della crisi, ne subisce i colpi. La crisi costringe le persone ad accettare condizioni di sfruttamento e di oppressione sociale, di perdita di libertà, senza precedenti in Europa dalla sconfitta del fascismo. Questa passività imposta non significa affatto consenso al sistema che la impone. Anzi proprio la rabbia per la condizione materiale che si subisce alimenta il rifiuto politico del sistema. Rifiuto però distorto e contraddittorio da parte di classi subalterne che subiscono e si adattano nella vita quotidiana, ma che appena possono investono nella speranza di un rovesciamento politico che cambi le cose. Questo è il terreno sul quale fanno presa forze reazionarie che, nel vuoto delle alternative, indirizzano la rabbia sociale verso i più poveri, i migranti, i diversi, verso autoritarismi “legge e ordine”. Per tutte queste ragioni la lotta sociale, politica e culturale di Eurostop si sviluppa su due fronti, da un lato contro il primo e principale avversario, il sistema di potere ordoliberista, le sue istituzioni, i suoi governi e le forze che lo sostengono, dall’altro contro tutte le forze reazionarie e neofasciste.

4) Andare alla radice dei problemi. Lottare contro la guerra

Nella mistificazione politica ed ideologica imperante e sostenuta dai mass media, Eurostop ritiene fondamentale esprimere il massimo di chiarezza sui propri principi. In questo senso afferma con nettezza che il Capitalismo – e non solo il neoliberismo – è il nemico contro cui battersi e lavora per costruire la totale indipendenza politica dei lavoratori e delle classi subalterne da questo e dal suo distorto sviluppo. Diverse forze politiche in Italia tentano di lucrare elettoralmente sulla rabbia dei ceti popolari senza indicare la radice della presente crisi in quanto condividono le stesse prospettive del capitalismo. Oggi il Capitalismo si presenta nella forma parassitaria della speculazione di banche e fondi finanziari, nel ruolo socialmente devastante delle multinazionali, incluse quelle europee, nell’Unione Europea che ne è il suo braccio politico istituzionale che ha prodotto con le sue politiche economiche le diverse crisi del debito in vari paesi europei. In questi anni di regressione economica generale il capitalismo sta producendo una competizione globale che sta travalicando la sola dimensione economica e sta sfociando nei conflitti militari. In questo senso va la politica aggressiva degli Stati Uniti, il conflitto militare latente con la Russia e la Cina ed il riarmo in atto nella Unione Europea che toglie ricchezza alla spesa sociale per darla al complesso industriale-militare e al nascente Esercito Europeo. In tal senso Eurostop vuole chiamare fuori esplicitamente i popoli da questo conflitto, da ogni tipo di guerra e rifiutare il continuo e pressante appello a stringersi in difesa della UE rappresentata come faro della civiltà liberale; in realtà è stata proprio la costituzione della UE che ha incrementato la competizione, inclusa quella militare, come dimostrano i continui interventi bellici fatti in Medio Oriente e le guerre. Vuole, inoltre, battersi per una Italia che pratichi una neutralità attiva decisiva per la propria politica estera. La tendenza alla guerra e al riarmo ha già prodotto e produrrà conseguenze pesanti nei paesi imbrigliati dentro trattati militari come la NATO o la nascente Difesa Europea. Attualmente la NATO concentra le proprie forze ai confini della Russia e di altri paesi dell’Est creando inutili tensioni anche nel Caucaso. L’Italia e’ fortemente condizionata sia dalla politica atlantica che dal fatto che ospita sul proprio territorio, strategicamente importante nello scacchiere mediterraneo, un centinaio di basi militari USA, tra cui anche alcune segrete. Complessivamente l’Italia ospita, senza averne il controllo, almeno 70 testate nucleari. Ciò fa dell’Italia un obiettivo nel caso di una guerra fra superpotenze con gravi rischi per la sua popolazione. La UE, gemella della NATO, rappresenta in questi tempi un tentativo di neoimperialismo a volte concorrente con quello americano. Eurostop si batte per l’uscita dell’Italia dalla Nato e per provvedimenti conseguenti a questo: per il ritiro di tutte le missioni militari all’estero; affinché l’attuale governo italiano rifiuti di aumentare le spese militari come chiesto dagli Usa e rinunci all’acquisto degli F- 35 e di ulteriori mezzi navali portaerei con dotazioni missilistiche e di altro genere; per la cessazione dei finanziamenti del Mise e del Miur all’industria bellica; per lo smantellamento delle basi militari straniere in Italia, l’allontanamento e la bonifica del territorio da testate nucleari; per la riconversione dell’industria bellica a fini civili e la trasformazione di beni e strutture militari abbandonati, destinandoli alla popolazione per usi sociali e culturali; per la tracciabilità di eventuali esportazioni di armi, dopo l’approvazione delle Camere.

5) Un programma minimo di lotta

I processi generalizzati di privatizzazione dei beni pubblici, la subordinazione totale al capitale privato, nelle sue molteplici forme, e la UE come strumento di coercizione politica ci rimandano direttamente alla questione del ruolo dello Stato, della sua funzione sociale e politica e soprattutto di come vada contrastato l’uso privatistico dello Stato che da troppo tempo viene perpetrato.

Torna cosi centrale la questione del lavoro e dei lavoratori sia manuali che intellettuali, in cui la formazione svolge un ruolo centrale, e la battaglia per uno sviluppo generale al servizio della società e per la riduzione dell’orario di lavoro di fronte ad una disoccupazione prodotta ormai palesemente dall’uso intensivo della tecnologia. Qui c’è il nocciolo duro dell’attuale sviluppo distorto causato dal capitalismo, ma a questo si aggiungono questioni fondamentali quali la distribuzione della ricchezza in un mondo dove aumentano le disuguaglianze e dove la democrazia viene sempre più limitata a causa dei processi di centralizzazione decisionale, come quelli che stanno avvenendo con la costruzione dell’UE. Questo sviluppo diseguale rende necessario riaffermare la funzione dello Stato, funzione intesa soprattutto nel senso dei suoi fini generali di progresso e non solo del Welfare quale prodotto della passata mediazione sociale. Dunque una ipotesi di cambiamento può essere proposta anche come prospettiva di un nuovo Socialismo che torna ad essere una opzione credibile da sostenere in una fase di crisi di sistema.

Perciò Eurostop propone nel suo programma di lotta:

a) Ridare centralità al ruolo del pubblico e dello Stato

Di fronte alla devastazione prodotta dalle privatizzazioni e dalla riduzione della funzione pubblica, al primo posto del programma della Piattaforma Sociale Eurostop non può che esserci la riproposizione della preminenza del ruolo democratico dello Stato nella trasformazione che intendiamo realizzare e che proponiamo ai lavoratori e ai settori sempre più socialmente penalizzati.

b) Nazionalizzare i settori strategici e le imprese in crisi strutturale

La nazionalizzazione a gestione democratica dei settori strategici delle comunicazioni, dell’energia e dei trasporti non solo può essere un mezzo giusto, ma allo stesso tempo potrà portare le risorse per realizzare una strategia di rilancio produttivo a breve termine che permetta di creare le condizioni affinché milioni di disoccupati nei Paesi della periferia europea mediterranea comincino a produrre ricchezza sociale nel minor tempo possibile.

c) nazionalizzare le banche. Imporre il controllo sui capitali

Lottiamo per la nazionalizzazione delle banche e la stretta regolazione (incluso la proibizione momentanea) della fuoriuscita dei capitali dall’area stessa. La nazionalizzazione delle banche in una situazione di insolvenza e di dipendenza dall’aiuto pubblico è anche un requisito per evitare la fuga dei capitali e per eliminare la drammatica e storica tradizione capitalistica di privatizzare i profitti e socializzare le perdite. La nazionalizzazione delle banche è la parte più importante del processo generale per uscire dalla finanziarizzazione dell’economia globale.

d) Attaccare l’evasione fiscale, tassare tutti i capitali

Tassazione dei capitali e una forte e coerente patrimoniale attraverso un’equità fiscale che colpisca l’evasione, la speculazione dei capitali ad investimento finanziario e forme di tassazione complessiva generale dei capitali da destinare alla lotta alle povertà e per le esigenze socio-ambientali ed occupazionali; attraverso un’equità distributiva che rafforzi lo Stato sociale determinando un Welfare dei nuovi diritti di cittadinanza fondato sulla socializzazione dell’accumulazione del capitale.

e) Fine del regime della precarietà del lavoro

Abolizione Jobs act, Pacchetto Treu e ritorno al sistema di lavoro con contratto a tempo indeterminato. Ripristino ed estensione della tutela dell’articolo 18. Ripristino del collocamento pubblico come sola forma di collocamento. Estensione del principio di responsabilità a tutta la catena del valore. Nelle pubbliche amministrazioni divieto di gare d’appalto al massimo ribasso e reinternalizzazione di tutte le attività e i servizi fondamentali.

f) Il sapere come bene comune e pubblico

Un gigantesco piano di rilancio della scuola, dell’università, della formazione e della ricerca pubbliche. Fine del finanziamento pubblico alle scuole private e della aziendalizzazione e delle sponsorizzazioni private per scuola ed università pubbliche. Abolizione della “buona scuola” di Renzi e della riforma Berlinguer dell’Università. Abolizione del numero chiuso e programma generalizzato di diritto allo studio. Fine dalla precarietà per docenti, ricercatori, tecnici del sistema pubblico.

g) Riduzione dell’orario di lavoro

L’obiettivo è giungere alle 30 ore settimanali a parità di salario, alla pensione a 60 anni per uomini e donne. Il cambiamento tecnologico può rappresentare un progresso tecnico e sociale se è frutto di una decisione collettiva dei lavoratori, maggioritaria, responsabile, aperta al dialogo, negoziata e contrattata. L’aumentata produttività generata dall’uso della moderna tecnologia deve portare alla liberazione dal tempo di lavoro verso una diversa qualità della vita.

h) Difendere il Welfare

Garantire degne pensioni ai nuovi lavoratori atipici, rafforzando il sistema pensionistico pubblico, incanalando nel suo finanziamento oltre ai redditi da lavoro anche fonti di reddito da capitale; ripristinare un Servizio Sanitario Nazionale efficiente ed universale.

i) Il Reddito Sociale Minimo (RSM)

Va istituito un Reddito Sociale Minimo per disoccupati e precari anche nel nostro paese per garantire una condizione di vita dignitosa per tutti. In questa prospettiva vanno stanziati i fondi per coprire le spese aggiuntive per nuove assunzioni a tempo indeterminato e a pieno salario e diritti nella Pubblica Amministrazione, cioè nel precariato istituzionalizzato. Il Reddito Sociale Minimo si contrappone allo Stato della privatizzazione, all’abbattimento dello Stato sociale, alla creazione del welfare dei miserabili, rimettendo al centro il conflitto capitale-lavoro, per una società dei diritti del lavoro, del diritto al lavoro, per un Stato sociale dei nuovi diritti di cittadinanza.

6) Etica e valori di Eurostop

Eurostop vuole condurre una battaglia anche sulle questioni dell’etica e dei valori contro un degrado civile che sta generando una rivolta morale in settori sempre più larghi della popolazione. Oggi tale questione si pone in modo ancora più pressante di fronte alla crescita delle ingiustizie e la corruzione sta divenendo insostenibile anche perchè, nonostante inchieste e proteste, si sta verificando una immodificabilità della situazione. Ciò accade perché questi aspetti sono parte costituente del capitalismo moderno ed in particolare la corruzione, che non è un fenomeno solo italiano né casuale, è prodotta dall’asservimento dello Stato e delle sue risorse finanziarie al capitale privato ingenerando l’intreccio perverso tra politica ed economia che ora è sotto gli occhi di tutti.

Per far questo Eurostop propone una idea di democrazia diversa: La democrazia rappresentativa è tale solo se espressione di un sistema elettorale proporzionale. Al contrario di quanto demagogicamente diffuso in questi anni, la rappresentanza democratica deve essere la più ampia possibile. Siamo contrari alla riduzione del numero di parlamentari. Sosteniamo invece la riduzione del 50% della loro retribuzione, l’introduzione dell’istituto della revoca del mandato e dell’obbligo di resoconto semestrale del proprio operato ai propri elettori. Sosteniamo l’introduzione del referendum propositivo e della possibilità di pronunciarsi, tramite referendum, anche sui trattati internazionali. Va salvaguardato in ogni modo il carattere laico dello Stato e di tutte le sue articolazioni. Le esigenze di sicurezza o di ordine pubblico non possono in alcun caso diventare prevalenti sulle libertà politiche, democratiche, informative previste dalla Costituzione.

7) Classe, popolo, internazionalismo

E’ ormai evidente come in tutto il mondo si vadano configurando blocchi geopolitici ed economici che tendono a superare la sola dimensione nazionale. Questi due livelli, ambedue reali, vanno messi in stretta relazione nell’azione politica di Eurostop, trovando un equilibrio tra essi. Abbiamo già detto che se la base del conflitto di classe – e dunque della sedimentazione concreta delle forze politiche e sociali per noi necessaria – è nazionale ed è una condizione ineludibile, dobbiamo saper proporre nella nostra identità un orizzonte più ampio, dunque internazionale ed internazionalista, per non farci chiudere in una visione politica dove le forze reazionarie hanno obiettivamente più possibilità di affermazione. Eurostop non contrappone perciò l’internazionalismo, la solidarietà tra le classi lavoratrici e i popoli con la riconquista di potere e sovranità che il popolo può e deve fare nel suo territorio, comunale, locale, regionale, statuale. Eurostop, nel solco delle più importanti lotte di liberazione, persegue assieme lotta nel proprio paese e internazionalismo. Non si può attendere la rottura del sistema fino al momento in cui gli oppressi di tutta Europa, abbiano sincronizzato i loro orologi o si ribellino tutti assieme. Questo è una posizione e una visione paralizzante e velleitaria allo stesso tempo. Bisogna invece avere fiducia nel fatto che ovunque si produca la rottura, essa si estenderà per contaminazione. Eurostop opera inoltre per collegarsi a tutte le forze che in Europa si stanno organizzando verso la stessa scelta di rottura, scelta che si diffonde anche nelle forze di sinistra in Europa come accade in Francia con Melénchon o in Spagna con le forze comuniste.

Per questo, la questione migratoria va affrontata nel quadro del rilancio del pubblico, dello stato sociale, della piena occupazione e della abolizione di tutta la legislazione liberista sul lavoro. Nello specifico: abolizione della legislazione securitaria e razzista che trasforma in illegali le persone, via la legge Bossi-Fini e le leggi Minniti-Orlando. Si allo ius soli. Disdetta del Trattato di Dublino e del sistema europeo di detenzione. Sistema di accoglienza pubblico e non più dato in appalto a privati. Controllo sul mercato del lavoro contro il lavoro nero con ripristino del collocamento pubblico e l’abolizione delle agenzie interinali e del collocamento privato. Sistema ispettivo diffuso con il principio della legislazione premiale a chi denuncia il caporalato.

4) Costruire un fronte dei lavoratori

Eurostop è interessata al dialogo, al confronto, alle iniziative comuni su tutti i terreni sociali e politici per concreti obiettivi, mentre al tempo stesso si dichiara estranea a schieramenti precostituiti sulla base delle definizioni istituzionali.

Eurostop opera per ricomporre un fronte sociale e politico dove gli sfruttati dal potere capitalistico dell’impresa e del mercato, riconoscano i loro interessi comuni, si uniscano agli esclusi dal potere finanziario della globalizzazione liberista. Questo fronte sociale è oggi potenzialmente maggioritario, ma affinché esso si affermi come forza reale è necessario che assieme alle lotte ed ai conflitti venga sviluppato ed affermato un adeguato programma generale di rottura e cambiamento. Eurostop si assume il compito di definire questo programma, di costruirlo, affermarlo, identificarcisi, diffonderlo in una campagna capillare in tutto il paese e lottare per farlo divenire una discriminante politica fondamentale tra gli interessi in conflitto tra loro. La rottura con EURO UE NATO finora ha vissuto solo nel confronto e nel dibattito politico di una parte dei militanti della sinistra di classe e antagonista, ora deve entrare nella dimensione delle lotte reali, deve essere nell’ordine del giorno di tutti i conflitti.