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Il crack delle petromonarchie aggrava il conflitto interimperialista

1989sunnitisciiti.pontilenewsDue gruppi armati sono penetrati in Iran, negli uffici del Parlamento e nel mausoleo di Khomeini. Negli scontri a fuoco si registrano una decina di morti mentre non è ancora chiara la dinamica e il numero degli attentatori. L’attacco, rivendicato dalle agenzie stampa vicine all’ISIS, arriva solo poche ore dopo l’annuncio del bando al regime del Qatar decretato da una serie di stati del Golfo tra cui l’Arabia Saudita, l’Egitto di Al Sisi, il Barhrein, la Libia, gli Emirati Arabi. Un annuncio clamoroso che spezza quello che, oramai, non è più possibile chiamare blocco sunnita (in alternativa e in lotta con il cosiddetto blocco sciita legato all’Iran).
L’annuncio dell’ostracismo a effetto immediato contro il Qatar nasce pochi giorni dopo la visita di Donald Trump in Arabia Saudita dove sono stati firmati contratti per centinaia di miliardi di dollari in forniture militari verso l’Arabia Saudita in nome della guerra al terrorismo.
La giustificazione del bando verso il Qatar sarebbe legata all’accusa di sostegno all’ISIS. Inoltre vi è stato un episodio poco chiaro che rappresenta il casus belli: una dichiarazione hackerata qatariota in sostegno ai Fratelli Musulmani, a Hamas e all’esercito di Hezbollah.
L’unione delle petromonarchie del Golfo ha rappresentato fino a poco tempo fa uno dei prerequisiti degli attacchi alla Siria in funzione anti iraniana. Il loro sostegno alle varie frazioni del terrorismo jihadista , dall’ISIS alle varie versioni di Al Qaeda sul terreno, era palese. Recentemente un file desecretato da Wikileaks riporta una comunicazione di Hillary Clinton al governo USA di Obama con l’indicazione delle prove a sostegno di questa tesi.
L’elezione di Trump a presidente degli USA coincide quindi con il momento in cui la Siria sembra liberarsi dell’ISIS stretto in una morsa costituita dall’esercito siriano e dalla Russia da una parte e dalle truppe curde con l’aiuto dell’esercito libero siriano e degli USA dall’altra.
Il progetto jihadista su Siria e Iraq entra in crisi e per gli USA è necessario lavorare per la spartizione della Siria in diverse aree di influenza e rivolgere gli attacchi direttamente verso l’Iran. In questo progetto il Qatar dovrebbe essere escluso anche per i legami con l’Iran dovuti allo sfruttamento comune di alcune risorse naturali.
Come notato da alcuni analisti internazionali il divario tra Qatar e le altre petromonarchie era latente da parecchio tempo. L’influenza del Qatar sulle primavere arabe, ad esempio, era motivo di scontro con gli altri paesi sunniti. L’emittente qatariota Al Jazeera rappresenta bene il livello di intervento di questo stato sui vari fronti aperti in medio oriente. Dopo l’annuncio del bando da parte degli altri paesi del Golfo, l’emittente è stata immediatamente oscurata in Arabia Saudita e in Bahrein mentre improvvisamente il dittatore Assad è diventato semplicemente il Presidente della Siria segno di un improvviso cambio di fronte.
L’attentato in Iran difficilmente può essere staccato da questi movimenti. La cosa più semplice da immaginare è un tentativo da parte di Daesh di incrinare il possibile asse Qatar-Iran di cui potrebbe essere l’agnello sacrificale.
Sicuramente occorrerà seguire con attenzione i vari sviluppi della situazione che avrà evidenti ripercussioni mondiali visto l’elevatissimo livello di investimenti del Qatar in occidente e le ripercussioni globali sul costo delle materie prime.
A livello globale va respinta invece l’equazione secondo la quale il blocco sunnita agirebbe per isolare i finanziatori del terrorismo. E’ evidente infatti che l’idea di un Qatar cattivo e destabilizzante e una Arabia Saudita alleata nella lotta al terrorismo (tanto da essere foraggiata con tonnellate di aiuti militari occidentali) è una narrazione che non regge a nessuna analisi sensata.

GCS