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Draghi o mostri? O forse tutti e due?

La riserva sciolta da Draghi nell’ufficio di Mattarella, con la presentazione della lista dei ministri ha sorpreso la maggior parte dei commentatori. Non a caso, negli uffici stampa del potere economico-politico italiano (in primis i grandi giornali), viene a malapena celata la sorpresa per la presenza dei vari Brunetta, Carfagna, Gelmini ma anche per la riconferma di Di Maio agli esteri.

Il governo dei migliori ricomincia dunque dal recupero dei mostri dell’ultimo ciclo politico. Gli odiatissimi Brunetta alla pubblica amministrazione (il cosiddetto nemico dei fannulloni), la Gelmini che fece imbufalire tutto il mondo dell’Istruzione per una volta compatto nelle proteste, la Carfagna nota per essere una fedelissima del clan di Arcore.

Ovviamente nessuno dice nulla per la presenza nei posti chiave dei tecnici di Draghi di cui però ci si affretta a magnificare i curriculum universitari.

Non è ovviamente una composizione che ricorda il Governo Monti. Ma è una riedizione dei Governi Berlusconi con una spruzzatina di 5 stelle e PD?

La verità sta probabilmente nel mezzo. La miscela dosata di tecnici e politici sembra corrispondere a una esigenza non dichiarata. Da un lato procedere a una ristrutturazione complessiva del quadro economico (come sottolineato qua dall’economista Brancaccio e qua da Contropiano) dall’altro consentire ai partiti di continuare nella loro manfrina politica e ideologica attraverso le presunte liti tra gli esponenti dei vari schieramenti, pronti a dividersi su tutto il superfluo mentre sull’essenziale decidono i tecnici legati alle imprese, all’istruzione privata o alle associazioni come Comunione e Liberazione.

Un governo che dovrebbe quindi procedere verso un nuovo modello di governance gestito dalle tecnocrazie europee e legato indissolubilmente allo schieramento NATO sul fronte internazionale, mentre ai partiti che lo votano sarà lasciata la possibilità di continuare a coltivare il loro inutile recinto ideologico per garantirgli stabilità, appeal verso gli elettori e possibilità di rientrare in gioco nella prossima campagna in cui le loro presunte differenze verranno nuovamente spese nei teatrini elettorali.

Un governo pericoloso dunque. Sotto tutti i punti di vista. Contro il quale non va espressa nessuna indulgenza e verso il quale non fare nessuno sconto. Con la capacità di valutarne l’essenziale senza perdersi in giochini politici nei quali per i lavoratori e gli sfruttati non ci può essere nulla da guadagnare ma solo da perdere.

Collettivo Comunista Genova City Strike-NST