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Università, mafia e precarietà: blitz degli studenti contro il Rettore dell’Università

Partendo dal DisFor occupato da oramai parecchi giorni, gli studenti e le studentesse hanno effettuato un presidio rumoroso in Piazza De Ferrari contestando il rettore Delfino e una conferenza sui rapporti tra Università e imprese. Da giorni si combatte una battaglia comunicativa tra gli occupanti e il vertice universitario. Gli studenti e le studentesse, per il Rettore Delfino, avrebbero rifiutato un colloquio. Per gli occupanti non è andata esattamente così (vedi articolo precedente). L’occasione del convegno a De Ferrari era quindi troppo ghiotta per ribadire che le questioni in gioco non sono semplicemente le ore in presenza o la percentuale di didattica on line. Al centro della rivendicazione politica che, in questi giorni, si è sviluppata dall’occupazione del DisFor c’è, infatti, il futuro di un sistema educativo sempre più in mano alle imprese. Una università che lavora per rendere sempre più difficile il diritto all’istruzione per le classi popolari. Le rivendicazioni si estendono al diritto a un futuro dignitoso, libero da precarietà e sfruttamento.

Da un lato, i vertici baronali dell’Università utilizzano una miscela di bastone e carota. Il paternalismo di chi si dice disponibile al confronto ma denuncia gli occupanti, li accusa di vandalismo, fa balenare l’idea di una occupazione solo a scopo ludico e di divertimento. Dall’altro la volontà di negare una legittimità politica agli occupanti cercando di parlare solo di come far ripartire lezioni in presenza che, fino al giorno dell’occupazione, non erano neppure previste.

Nei giorni scorsi, l’incaricata del confronto (una professoressa di Filosofia Morale dell’ateneo genovese) sosteneva, con sprezzo del ridicolo, che l’abbattimento del sistema neoliberista non si ottiene occupando una facoltà. Non abbiamo dubbi ma da qualche parte, se non altro ad abbozzare un discorso, si dovrà pur cominciare.

Per un futuro dove chi studia e lavora possa difendersi contro sfruttamento, privatizzazioni, tagli e quanto altro ci preparano i potenti, forse non basta occupare uno spazio ma è sicuramente molto più intelligente che continuare a svendere il sistema universitario a padroni e multinazionali. Non occorre, in fondo, essere dei filosofi per comprenderlo. Di seguito il comunicato di Come Studio Genova e un video del presidio.

Genova City Strike

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“Il rettore non vuole parlare con le studentesse e gli studenti, ma siede volentieri al tavolo con Confindustria e regione Liguria. Risale a due giorni fa il rifiuto ricevuto alla nostra richiesta di un tavolo di trattativa per trovare un accordo sulle richieste maturate durante l’occupazione di questi giorni. Proprio oggi allora abbiamo fatto sentire le nostre voci fuori dalla sala trasparenza in piazza De Ferrari, dove si teneva un incontro finalizzato ad una programmazione dei dottorati condivisa con le aziende. Se ieri denunciavamo che l’atteggiamento da manager del rettore non è scevro da implicazioni politiche, oggi lo abbiamo gridato a tutta voce. Ci schifano gli intrallazzi tra università e Confindustria che sempre più piegano la ricerca alle esigenze del capitale, ai settori strategici del mercato locale e non.
Delfino, romperemo la vetrina dietro cui ti nascondi e ti faremo uscire dalla boccia.”
ComeStudioGenova
 
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