Cultura e classe

André Tosel, Studi su Marx (ed Engels). Verso un comunismo della finitudine

Recensione di Sergio Dalmasso

André Tosel nasce a Nizza nel 1941. Studente di filosofia alla Scuola normale superiore di Parigi, è dirigente della Gioventù studentesca cattolica (JEC), poi, influenzato dalle posizioni di Althusser, ma soprattutto dal dramma della guerra di Algeria, aderisce al marxismo. E’ vicino, soprattutto nel maggio ’68, all’Unione della gioventù comunista marxista-leninista, vedendo, come tanti intellettuali non solamente francesi, nella Cina di Mao una alternativa ed una “uscita a sinistra” rispetto all’involuzione dell’Unione sovietica.

Nel 1973 aderisce al Partito comunista francese ed è molto attivo nella sfera culturale e nel sindacalismo universitario. Lascia il partito, accusandolo di non saper uscire dal conservatorismo e dall’ortodossia, nel 1984, ed è per qualche anno vicino alle posizioni di Pierre Juquin (candidato alle presidenziali nel 1988), in una ipotesi di svecchiamento e rinnovamento che guarda con interesse al partito italiano. E’ insegnante a Besancon, dove dirige il Laboratorio per la ricerca filosofica sulle logiche dell’azione, a Parigi dove dà vita al Centro per la storia di sistemi moderni di pensiero e al Seminario sulla storia del materialismo, infine a Nizza dove dirige il Centro per la ricerca della storia delle idee.

Nel 2013 rientra, “senza illusioni” nel PCF, a Nizza, in una delle città più conservatrici del paese.

Il suo nome è legato, a livello filosofico, allo studio di Spinoza, di Marx, al tema (molto francese) della laicità, al pensiero italiano (Labriola, Croce, Vico…), ma soprattutto all’introduzione, in Francia, di Gramsci in cui vede il maggior continuatore del pensiero di Marx.

Proprio su Gramsci (ho studiato l’italiano per poterlo leggere direttamente) suo è il merito di aver superato le diffidenze del PCF, più legato ad un marxismo scolastico ed ortodosso e la sottovalutazione di Althusser. Le sue frequentazioni del marxista italiano sono continue e si legano al forte interesse per il pensiero italiano dell”800 e del ‘900. E’ Tosel ad organizzare i convegni Gramsci renaissance (Sorbona, 2013), Rosa Luxemburg et Antonio Gramsci inactuels, Traduire la pensèe gramscienne (Parigi, 2016), Repenser la culture populaire: Gramsci et De Martino, oltre alla partecipazione al convegno internazionale di Ghilarza (2016).

Ancora, oltre all’amore per l’opera lirica italiana (un saggio sull’Otello di Verdi), un trittico sulla globalizzazione e le sue ricadute a livello culturale (civiltà, conflitti, religione) sul mondo di oggi.

Frequenti le sue collaborazioni a riviste italiane, in particolare “Alternative” e “Marx 101”, nata in occasione di una grande convegno internazionale su Marx, a 101 anni dalla sua morte e legata all’area del CIPEC e di DP.

Il testo pubblicato da Punto rosso raccoglie scritti degli anni ’90. Se la parabola del marxismo sembra terminata con il crollo del socialismo reale, il pensiero di Marx è ancora quanto mai attuale. Se è scomparsa l’ipotesi produttivistica, basata sulla certezza del dominio assoluto della natura, della illimitatezza della produzione, per un paradosso Marx si oppone a Marx e la fine del comunismo del ventesimo secolo apre la strada a quello del XXI, il comunismo della finitudine.

Il comunismo, nato prima di Marx, non si esaurisce nelle forme note è una tendenza. Ripensare all’opera di Marx (ed Engels) è quindi strumento per analizzare la realtà e per combattere il nichilismo e la barbarie.

Gli scritti, sempre di non facile lettura, per la sintesi stilistica dell’autore, per i periodi compressi, che spesso necessiterebbero di note, e – non ultimo- per la metodologia usata nei saggi filosofici francesi, hanno il merito di non soccombere alle “mode” imperanti negli anni ’90. La lettura critica del marxismo risponde alla teorizzazione della sua morte definitiva, la analisi della fine del socialismo reale si accompagna alla necessità della restaurazione capitalistica in atto.

La presenza di alcune riviste (“Actuel Marx”) e la teorizzazione di un comunismo della finitudine, mai concluso e sempre aperto alla azione risponde al clima culturale imperante, dai nuovi filosofi a Foucault, dall’dentificazione marxismo/socialismo reale al crollo delle speranze seguite alla vittoria di Mitterrand. La teorizzazione di Tosel coglie i limiti dello stesso marxismo, la teleologia, il culto del progresso, la lettura di una “classe soggetto” omogenea, interroga non solo il marxismo, ma tutto il ‘900, alla luce di uno scacco complessivo. Il testo comprende, quindi, una analisi del pensiero di Marx, una forte rivalutazione dell’apporto di Engels (Tosel non condivide le critiche di una sua accentuazione di motivi positivistici e meccanicisti), il tentativo di una proposta marxista, oggi.

E’ indubbio il riferimento a posizioni di Spinoza (oggetto della tesi di laurea e di molti studi di Tosel) nel rifiuto del dominio umano sulla natura (finita) e nella valutazione, oltre l’astrattezza liberale della necessità di legami nell’umanità, resi sempre più difficili dal contesto globalizzato.

Il testo, pur non semplice, è strumento utile perché inizia la pubblicazione di opere (altre seguiranno periodicamente) di un pensatore ingiustamente poco noto nel nostro paese, a cinque anni dalla improvvisa scomparsa.

Sergio Dalmasso, Settembre 2021

André TOSEL, Studi su Marx (ed Engels). Verso un comunismo della finitudine, Milano, ed. Punto rosso, 2020, a cura di Marco Vanzulli