Genova nel mirino

Il 25 luglio, su questi temi, interveniamo all’assemblea pubblica “Genova città di guerra” presso la nostra sede di Piazza dei Truogoli di Santa Brigida come coordinamento genovese “Disarmiamoli”.

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Quanto uscito sui media in queste settimane potrebbe sembrare il prologo di una pellicola di Fernando Di Leo degli anni ’70. Invece, è cronaca.

Carlo De Simone, sub-commissario alla realizzazione della nuova diga foranea di Genova, ai microfoni di Primocanale conferma che l’infrastruttura è “dual use” perché funzionale allo sbarco su larga scala di uomini, mezzi ed equipaggiamento militare in caso di guerra.

Pochi giorni dopo, il viceministro del MIT Rixi, dichiara a Repubblica che il Governo Meloni sta valutando di classificare come dual use anche i bacini di carenaggio.

Non è solo una furbata contabile

Le dichiarazioni di De Simone e Rixi potrebbero apparire come l’ennesima furbata del Governo Meloni per allungare la coperta delle spese militari in ossequio al raggiungimento del famigerato 5 per cento di PIL in spese militari diviso in:

  • un 3,5% da spendere in armi prettamente dette (carri armati, missili, aerei ecc.);

  • un 1,5% da spendere in infrastrutture, come la nuova diga di Genova.

La logistica di guerra

Non è un esercizio di stile ricordare che larga parte dei principi e della tecnica che determina la logistica contemporanea – quella che porta nelle nostre case un manufatto prodotto in Cina, acquistato su Amazon e transitato dal Mar cinese al Mediterraneo via canale di Suez – deriva dalle “sfide” poste dai grandi conflitti del ‘900 alla movimentazione di colossali quantità di uomini e materiale bellico.

Il caso emerso con la nuova diga di Genova in questo senso è da manuale.

La diga – ammesso e non concesso che sia effettivamente realizzabile e completata nei tempi previsti – consentendo al porto di accogliere le portacontainer di maggior pescaggio, identificherebbe Genova come zona di sbarco ideale per uomini e mezzi pesanti NATO da schierare nell’Europa centro-orientale per fronteggiare una fantomatica invasione russa.

Invasione che le classi dirigenti economiche e politiche europee, più che temere, ormai sembrano auspicare.

Il corridoio Sud Nord

Lo schema logistico è presto delineato:

  1. cargo e navi militari, grazie alla nuova diga, sbarcano nel porto di Genova soldati e armamenti in quantità;

  2. questi, tramite i ripristinati collegamenti ferroviari diretti con le banchine portuali, affluiscono nel retroporto Campasso (sotto al Ponte San Giorgio) dove sono stivati su treni merci da 750m di lunghezza e, via Terzo Valico, raggiungono celermente l’alessandrino;

  3. giunti in Pianura Padana soldati e armi prendono definitivamente la via del fronte, imboccando il cosiddetto “corridoio Mediterraneo” o terzo asse del sistema di reti transeuropee di trasporto, quello in cui è collocato il TAV/TAC Lione-Torino.

È bene rammentare che il Terzo Valico si colloca come infrastruttura fondamentale del corridoio Reno-Alpi, o sesto asse del sistema di reti transeuropee, avente come vertici il porto di Rotterdam e, appunto, quello genovese.

Peraltro, l’identificazione della nuova diga foranea come infrastruttura di valenza anche militare, colloca la Superba quale saliente di sempre più probabili proiezioni di forze NATO/UE in tutto il cosiddetto “Mediterraneo allargato” – dall’Africa del Nord e sahariana all’Oceano Indiano, passando per il Vicino Oriente –.

Il percorso sarebbe quello precedentemente descritto, ma a senso inverso, e avrebbe come perno la Germania, già sede del Comando Militare statunitense per l’Europa.

Genova al vertice della tensione

A questo punto è evidente come il modello di sviluppo che la città ha subito negli ultimi 30 anni:

  • deindustrializzazione forzata che ha risparmiato soltanto il complesso industriale bellico (Leonardo, Piaggio Aero/Baykar) e cantieristico “dual use” (Fincantieri);

  • espansione bulimica delle infrastrutture logistiche;

pone Genova e chi vi abita nella poco auspicabile posizione di bersaglio strategico di quei soggetti internazionali con cui l’Occidente ha scelto di competere in modo sempre più serrato, financo con le armi in pugno.

Diventa quindi fondamentale espandere nel modo più ampio la consapevolezza verso questa situazione, per costruire l’opposizione a politiche economiche ed internazionali che ci stanno portando ad avere un mirino, reale, puntato direttamente sulle nostre teste.

Genova City Strike-Rete dei comunisti Genova

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