#corrispondenzeoperaie2 (27 dicembre 2016-12 gennaio 2017)

corr2Secondo numero di #corrispondenzeoperaie. In questo numero:

Capitale e lavoro:Salvataggio pubblico Monte dei Paschi/Paradisi fiscali nella UEPoteri e repressione: Lager per migranti di Cona; Nazionale: Saviano vs De Magistris/Gentiloni e il jobs act Locale:Psychosinistra Doria e Pisapia/Elezioni Genova: dibattiti sul nulla/La privatizzazione di AMIU

In ordine cronologico

27 dicembre 2016 12 paradisi fiscali nell’Unione Europea
E’ uscita un’indagine sui paradisi fiscali in Europa. Non esiste solo il Lussemburgo, sono 12 i paesi in cui è possibile pagare meno tasse per le holding finanziarie e le multinazionali. Tra loro l’Olanda dove recentemente si è trasferita la Fiat. Alcuni hanno meno tasse per le imprese, altri applicano accordi direttamente con le imprese per evitare la tassazione dei dividendi e delle royalties.
Ciò significa che è permesso trasferirsi in un paese per diventare sempre più ricchi mentre ai lavoratori nei paesi in cui si produce si continuano a tagliare diritti e salario. La UE sta monitorando ma non fa nulla in quanto ha tutto l’interesse a creare concorrenza tra i paesi membri per abbassare le tasse ai ricchi ovunque.
Questo crea lavoro nei paesi in cui le tasse sono più basse? Assolutamente no visto che le imprese tendono a differenziare un centro decisionale nelle zone più convenienti dal punto di vista fiscale e le affiliate continuano a produrre nelle zone in cui i diritti e i salari sono più bassi.
Un mondo in cui i capitali delle multinazionali trovano tutte le agevolazioni possibili e i lavoratori perdono ogni giorno potere contrattuale è un paradiso per i ricchi e un inferno per chi vende la forza lavoro. L’Unione Europea serve anche a garantire tutto questo. Per spezzare la catena dello sfruttamento occorre quindi colpire gli strumenti di questo dominio. L’Unione Europea e l’euro sono tra questi.

27 dicembre 2016 Quindi, abbiamo una banca?
Il Governo stanzia decine di miliardi di euro (che spera di non usare) per interventi urgenti sulle banche in sofferenza. Si comincia con 20 miliardi di euro per acquisire il controllo di Monte dei Paschi, risarcire i correntisti in sofferenza e sviluppare un piano industriale di rientro. Sostanzialmente MPS viene nazionalizzata con i soldi dei cittadini (che andranno a bilancio nel 2017) ma solo il tempo per risanarla e ridarla ai padroni e alla finanza internazionale. Cioè noi paghiamo i debiti per poi favorire i profitti futuri dei soliti noti. L’UE approva e incoraggia: per costoro va privatizzato tutto ma quando falliscono padroni e finanzieri si può fare uno strappo alla regola. Sono inflessibili con i diritti dei lavoratori e dei pensionati ma molto tolleranti nei confronti dei banchieri. In perfetta sintonia con le regole neoliberiste che assegnano il potere al diritto privato di proprietà usando lo stato come grimaldello per assicurarne i profitti e per spremere i cittadini in caso di difficoltà.
Ciò significa che per qualche tempo riavremo una banca ma non servirà a nulla per chi lavora e per programmare un intervento economico a favore dei più deboli anzi, servirà a tutto il contrario.

29 dicembre 2016 Fermi tutti. Questa è una rapina
I compagni di Contropiano,  spulciano tra i debitori che non hanno restituito i soldi a MPS. L’articolo è interessante e svela come funziona il capitalismo in Italia. Rimane da capire perché gli imprenditori non siano obbligati a restituire i soldi e per quale motivo queste inchieste non finiscano sulla stampa mainstream. La spiegazione è semplice: molti di questi ricchi governano o sono amici del governo. Altri sono a capo di cordate lobbistiche che gli forniscono gli aiuti per le campagne elettorali. Per finire (ma non in ordine di importanza) ci sono gli imprenditori che sono i principali azionisti dei mezzi di informazione (come il quotidiano La Repubblica). Ovviamente l’onestà è una cosa seria ma i ladri, nel sistema capitalista, sono quelli che rubano al massimo qualche centinaio di euro o una bicicletta. Per i capi della criminalità organizzata invece si trova sempre una scappatoia. Magari si nazionalizza una banca allo scopo di non fargli pagare nulla e prendere i soldi del risanamento da chi lavora. Per poi restituire la banca ai loro amici. A noi sembra che per loro il sistema sia perfetto: una banca privata gli dà dei soldi che loro non restituiscono. La banca privata non glieli chiede e va in sofferenza così da essere pagata da tutti. I soldi per incanto passano da chi lavora ai ricchi e ai potenti. Buon capitalismo a tutti….

30 dicembre 2016 Il jobs act per Gentiloni funziona…
Nella conferenza stampa di ieri, il Presidente del Consiglio Gentiloni ha sostenuto tutta una serie di cose che avrebbero dovuto far sobbalzare sulla sedia ogni giornalista degno del suo nome. In Italia i giornalisti sono invece dei buffoni di corte e nessuno ha detto nulla. La più grossa è la sparata sul jobs act. Secondo quanto riportato dal più grande bufalificio italiano che si chiama La Repubblica, Gentiloni avrebbe detto che:
“penso che abbiamo fatto un’ottima riforma del lavoro. Il Jobs Act è una ottima riforma. Nel contesto dell’economia italiana e dei suoi livelli di crescita i nostri numeri di lavoro a tempo indeterminato, di riduzione della disoccupazione, vanno nella direzione giusta. Certamente è qualcosa che dobbiamo sviluppare”. Il tutto virgolettato…
I dati, in realtà, dicono il contrario anche quelli provenienti da enti governativi. Infatti il jobs act, finita la sbornia degli incentivi, ha aumentato il numero dei precari, ha diminuito il numero degli assunti a tempo indeterminato e fatto schizzare verso l’alto il numero dei licenziamenti.
Quindi Gentiloni mente oppure pensa che i dati sono buoni per i padroni che considera il suo unico gruppo di riferimento.
Se ci fosse stato un giornalista normale sarebbe saltato su, lo avrebbe fermato e avrebbe chiesto spiegazioni. Invece niente: sorrisi, congratulazioni e tutti via a prendere lo spumantino di Capodanno.
Che speriamo sia l’ultimo per il PD e per quella massa di servi che si chiamano giornalisti

3 gennaio 2017 Psychosinistra…more than this
E’ annunciato l’avvento di Pisapia a Genova per ricostruire lo spirito arancione del centrosinistra. Pisapia è visto come un esempio anche relativamente alla successione. Cioè, favorire l’avvento di un tecnocrate del PD come Sala, principale protagonista di quell’expo di cui non si conosce il bilancio finale ma che tutti considerano un successone…
Marco Doria non vuol fare danni solo come Sindaco ma aspira a farli anche come stratega della sua successione. La cosa simpatica è che un pezzo di centrosinistra trova giusto continuare a seguirlo e vuole aprire un dibattito a 360 gradi. Tradotto significa che vogliono continuare così: privatizzazioni, deindustrializzazioni, grandi opere e politiche dettate direttamente dai padroni e dalla UE. La sinistra a lorsignori gli piace così: antipopolare, legata agli interessi del capitale, antirazzista quel tanto che basta per passare due soldi alle cooperative di amici e relegare i migranti, senza un euro da spendere, all’accattonaggio o all’economia criminale.
Tutto in nome della lotta alla destra e a quel populismo reazionario creato dalla loro stupidaggine politica. Qualsiasi tentativo di ricostruire una sinistra di classe a Genova ha quindi da evitarli come la peste e proporre innanzitutto che questi signori ritornino a lavorare (o almeno, se non lo hanno mai fatto, si cerchino un lavoro come tutti i proletari)…

3 gennaio 2016 Sandrine Bakayoko e la barbarie
Sui giornali trovate la notizia di una rivolta di richiedenti asilo a Cona in provincia di Venezia. Se non leggete attentamente rischiate però di perdervi la causa.
il 2 gennaio infatti è morta per un malore Sandrine Bakayoko di 25 anni, richiedente asilo. La protesta è scoppiata perché i migranti sostengono che l’ambulanza è arrivata ore dopo che la ragazza aveva cominciato a stare male.
Nei mesi scorsi, i migranti di Cona avevano protestato per le condizioni disastrose del campo, pubblicando foto su una pagina facebook e scendendo in piazza. Il centro è strapieno anche perchè i Comuni del Veneto si rifiutano di accogliere i richiedenti asilo in strutture più piccole. I migranti chiedevano di velocizzare l’esame delle richieste di asilo e mostravano le condizioni di un campo profughi che assomiglia a un inferno più che un hotel a 5 stelle. La morte di Sandrine è però una non notizia. La rivolta invece è un’occasione per dare spazio a Salvini che annuncia deportazioni di massa per il prossimo futuro o per il ministro dell’interno che ordina il trasferimento di alcuni migranti ma si guarda bene dal richiedere una inchiesta sulla morte di Sandrine. Fare una classifica di infamia tra questi personaggi non ci interessa. Lo stato italiano e i suoi poteri sono tutti colpevoli di una situazione intollerabile in cui i richiedenti asilo sono carne da macello buoni solo per campagne naziste o per ingrassare businnes intollerabili come quello della cooperativa che gestiva il campo su cui si concentravano le proteste dei migranti. Uno stato normale si attiverebbe per l’accoglienza, darebbe tempi certi e veloci per accertare lo status di rifiugiato, considererebbe intollerabile la situazione di Cona e toglierebbe il diritto di parola a nazisti come Salvini e la Meloni.
Lo Stato Italiano invece non spende una parola sulla morte di Sandrine e considera il racconto dei suoi compagni di campo una bugia. Come si chiama uno stato del genere?…

4 gennaio 2017 Macaco vuol dire una specie di primate…

La dirigente della Cooperativa dove è morta Sandrine, in un video pubblicato on line, si rivolge ai richiedenti asilo dandoli dei macachi

Per i giornali invece è un modo dialettale di dire sciocco. Ora che nei linguaggi scherzosi o tra amici il termine possa essere usato come tale è vero. Però occorre essere tra amici oppure deve essere inserito in un preciso contesto (Paolo Conte lo inserisce in una sua famosa canzone, Sparring Partner). Una dirigente di cooperativa che sta trattando con dei migranti disperati che le chiedono del proprio futuro non è tra amici e non sta scherzando. E’ semplicemente razzista e offensiva. Questo la dice lunga sui professionisti dell’accoglienza che hanno tutto l’interesse a gestire i migranti come schiavi intascandosi il contributo statale e non lasciando un euro ai rifugiati. Il loro antirazzismo funziona solo perchè intascano un contributo statale con il quale sottopagano qualche dipendente. Se i contributi venissero gestiti diversamente (magari dandoli direttamente agli interessati sotto forma di buoni spesa) si eviterebbero certe situazioni insostenibili per chiunque e si inserirebbero i migranti nei circuiti locali dell’economia. Ma evidentemente queste pratiche (attive in alcuni comuni solidali anche in Italia) non sono compatibili con i desideri di chi sui migranti costruisce imprese e su chi ha tutto l’interesse a segregare lavoratori per renderli maggiormente disponibili per bassa manovalanza magari non pagata o per essere impiegati in economie illegali. Queste pratiche sono messe all’indice anche da associazioni di immigrati serie ma nel dibattito queste posizioni non emergono, strette tra il dilagante razzismo e il falso buonismo di chi lucra sulla pelle dei più deboli.

7 gennaio 2014 I burattini e i burattinai
Nella polemica tra Saviano e De Magistris noi stiamo con il Sindaco che ieri ha perso la pazienza e ha risposto al giornalista e scrittore di Repubblica. Non entriamo nel merito dei toni o degli argomenti usati dal Sindaco di Napoli ma ci soffermiamo su alcune cose che sembrano collaterali ma per noi invece sono centrali. Saviano non potrebbe esistere senza l’impero mediatico di Repubblica, giornale di proprietà di De Benedetti, il quale è fuggito all’estero un po’ per investire meglio i soldi e per fuggire alle inchieste giudiziarie. E’ il più grande gestore di bufale in Italia, l’ufficio stampa di quel potere legato al PD di cui è garante e a cui fornisce linea politica, candidati e giullari servizievoli. Non esiste solo Saviano, ci sono anche Benigni, Sorrentino e altri personaggi che il sistema usa un po’ per far soldi un po’ per darsi un tono culturale. Che Saviano si presti a un lavoro sporco non ci stupisce più di tanto. Che la borghesia usi queste tecniche nei confronti di chi non si allinea non e una novità. Il problema non è quindi personale tra la Giunta di Napoli e lo scrittore Saviano ma tra un sistema che si vuol difendere e non tollera critiche e la sacrosanta volontà di farlo saltare in aria. Cominciando a distinguere bene i burattini dai burattinai…

11 Gennaio 2016 Dibattiti sul nulla…
Evidentemente a qualcuno interessa che il PD si è incontrato con Rete a Sinistra sul futuro di Genova o che Possibile aspetti l’imput da Roma per trattare con il PD alle comunali del 2017. Ad altri sicuramente fa piacere che nei municipi genovesi si tifi per Crivello sindaco. Altri ancora si interrogano sul candidato del centrodestra per capire se, oltre a fare le stesse cose fatte da Doria, debba pure essere razzista come loro tradizione.
A noi di tutto questo, non importa nulla . Ci importa invece che la Giunta il 17 gennaio tenterà di privatizzare AMIU regalandola a IREN con il concorso di quasi tutti i consiglieri comunali e di quasi tutti i candidati papabili. Di tutto questo il dibattito politico ufficiale se ne infischia. Il motivo è semplice: il centrodestra e il centrosinistra a Genova sono perfettamente d’accordo sulle cose importanti: privatizzare, applicare i patti di stabilità, non muovere un dito sulle delocalizzazioni delle imprese, precarizzare ulteriormente il lavoro etc…
Chiunque dotato di un minimo di sensatezza sa benissimo che la cosa principale da fare alle prossime comunali è farli sparire dalla circolazione e impedirgli di governare. Come programma minimo può andare bene ma occorrerebbe pure avere un’idea per Genova. Capire ad esempio che la contraddizione più grossa nella nostra città e’ tra i padroni e le classi più deboli e non tra governanti onesti (che sono indispensabili, ovviamente…) e disonesti (che vanno accantonati per sempre). Per fare questo servirebbe un movimento di classe che abbia un programma che parta da questo assunto. In prospettiva è questo il lavoro che dobbiamo svolgere. Perchè l’obiettivo non è occupare due poltroncine per fare il lavoro sporco e salvare i propri interessi di bottega ma ribaltare totalmente il modo di governare in questa città assumendo il punto di vista di chi lavora, di chi non riesce a pagare l’affitto o le bollette dei servizi privatizzati. Insomma, abbiamo un programma politico preciso e vogliamo perseguirlo. Chi ci sta è il benvenuto

12/gennaio/2016  La svendita di AMIU a IREN comporterà aumenti della tassa sui rifiuti da 4 al 6%. Per decine di anni.

Pare che la delibera del Comune di Genova sulla privatizzazione di AMIU slitti a data da destinarsi. Evidentemente il Sindaco e la maggioranza hanno paura delle mobilitazioni dei lavoratori e degli utenti. Nel frattempo, l’assessore competente ammette che nell’accordo si prevede un aumento della tassa sui rifiuti per garantire gli azionisti di IREN e superare il buco di bilancio creato dall’incompetenza dei politici e dei manager di AMIU.
Crolla anche l’ultima bugia: IREN dalla privatizzazione di AMIU vuole solo guadagnarci e distribuire dividendi tra gli azionisti privati. Soldi che passeranno dai cittadini ai padroni per azione di quelle politiche di privatizzazioni che la UE impone ai governi e i sindaci come Doria applicano come servi obbedienti.
Per cambiare metodo non servono molte alzate di ingegno. Le privatizzazioni vanno abolite, l’acqua va ripubblicizzata e va aperta una battaglia sociale e politica contro il patto di stabilità, la UE e l’euro. Bisogna cioè stare dalla parte dei cittadini e dei lavoratori e non dalla parte dei padroni.