Diario dalla Carovana Antifascista in Donbass 2018

Verso il Donbass. No pasaran!

Abbiamo chiuso in questi giorni la raccolta di medicinali e di sottoscrizioni in denaro che porteremo direttamente nelle autoproclamate Repubbliche Popolari di Donetsk e Lugansk, con la prossima Carovana Antifascista organizzata dalla Banda Bassotti.
Destinatari principali del materiale e dei soldi raccolti saranno 3 orfanotrofi nelle due repubbliche ed il Centro Giovanile Gaidar di Makèyevka.
Porteremo il nostro aiuto concreto e la nostra solidarietà internazionalista a un popolo di lavoratori che dal 2014 resiste alla guerra e alla nazificazione dell’Ucraina, benedetta dall’Unione Europea, e cercheremo di portare un po’ di sollievo a una delle parti più deboli della popolazione: i bambini. 
A tale proposito vogliamo ringraziare i compagni della BIANCHINI ed in particolare CRISTINA CAMPANILE e SERGIO CHIOSSONE e gli Atleti Socialisti della RESISTENTE, il suo capitano ed i medici che ne fanno parte per aver contribuito.
Grazie a tutti e tutte, compagn*. Grazie a voi arriveranno da Genova in Donbass più di 50 kg di farmaci e il denaro necessario al mantenimento per un anno di due bambini ospiti delle strutture che visiteremo.

 

2 maggio

Oggi, 2 maggio, nei pressi del Cremlino fervono i preparativi per preparare gli allestimenti per la parata del giorno della Vittoria, che si terrà il 9, tra una settimana esatta.
Fuori dalle mura tanta gente tra turisti e locali che passeggiano in questo posto meraviglioso e pieno di storia.
Particolarmente suggestivo il parco dove la fiamma eterna per i caduti della Grande Guerra Patriottica arde a fianco dei monumenti di marmo che ricordano le città sovietiche che, in quella enorme tragedia, hanno pagato il prezzo di sangue più alto.
Tra sette giorni saranno tutti coperti di cumuli di garofani rossi in memoria dell’epica Resistenza.
Uno lo è già. Quello dedicato a Odessa.
Esattamente quattro anni fa, il rigurgito di peste nera che ha travolto l’Ucraina, benedetto dall’UE e dal PD italiano, ha trovato qui uno dei suoi momenti più drammatici.
Decine di persone sono morte bruciate vive dal rogo appiccato alla Casa dei Sindacati dalle bande naziste sulla cui manovalanza si è poggiato il colpo di stato. Chi provava a scappare dalle fiamme veniva finito a colpi di pistola o di spranga.
Nonostante centinaia di video che provano il corso degli avvenimenti di quel giorno, resta un massacro senza colpevoli. E di cui in occidente quasi non si è parlato.
Per la maggioranza dei popoli ex sovietici invece quella giornata resta un abominio da ricordare per sempre. E oggi erano in tanti a portare commossi il loro saluto alle vittime.
Oggi anche noi su quel marmo abbiamo posato un fiore.
Odessa non dimentica. Donbass resiste.

5 maggio

Ieri, 5 maggio, la carovana antifascista ha raggiunto il Donbass, in un momento di forte tensione e di scontri lungo il fronte, che mietono quotidianamente morti e feriti.
Dal 30 aprile, il governo golpista di Poroshenko ha peraltro legalizzato di fatto l’utilizzo di carri armati ed artiglieria nelle operazioni di guerra nell’est ucraino, dando il via alla “joint venture operation”, che prende il posto della precedente “anti terrorism operation”.
Sarà da vedere quanto l’obiettivo reale sia una reale ripresa in possesso della regione del Donbass, piuttosto che un incremento del consenso interno in vista delle elezioni presidenziali del prossimo anno.
La guerra civile, in ogni caso, continua nel silenzio assordante e complice dell’Occidente.
In questo contesto la nostra delegazione internazionale composta da compagne e compagni da Italia, Spagna, Catalogna, Portogallo, Germania, Irlanda, Russia, Messico, Colombia è entrata nei territori della Repubblica Popolare di Lugansk per portare solidarietà internazionale e aiuti concreti. 
Come direbbero i compagni della Banda Bassotti, che per la quarta volta hanno organizzato la carovana, “acta non verba”.
Abbiamo visitato due orfanotrofi, il primo a Lugansk con settanta ospiti ed il secondo ad Alchevsk con una trentina, cui abbiamo consegnato il denaro raccolto attraverso la campagna Deti Donbass (che sarà diviso anche con altre due strutture e di cui renderemo conto nei particolari più in seguito) e giocattoli e oggetti di cancelleria.
Siamo stati accolti con entusiasmo e ringraziati con recite e canti dedicati al 9 maggio, giorno della vittoria. E gli occhi di molti compagni si sono inumiditi sentendo cantare Katiusha e Den Pobedy.
Siamo stati poi a Kirovsk, a pochi kilometri dal fronte, una cittadina che contava circa 20000 abitanti prima dello scoppio della guerra, ora semisvuotata dall’esodo verso la Russia o posti più sicuri di più dellla metà della popolazione, dove il sindaco ci ha accolto nella casa comunale per parlarci della difficile situazione della guerra e delle sue ricadute, in particolare sull’apprivigionamento idrico reso difficoltoso dalle stazioni di filtraggio e dalle condutture danneggiate dai bombardamenti. A lui abbiamo consegnato parte dei medicinali che abbiamo con noi.

La Carovana Antifascista prosegue il suo cammino attraverso il Donbass che resiste. No pasaran!

6 maggio

Ieri, 6 maggio, nuova importante giornata per gli internazionalisti arrivati in Donbass con la carovana antifascista, adesso nel territorio della Repubblica Popolare di Donetsk.

La mattinata è iniziata alla Casa della Cultura di Makayevska con un concerto della banda locale (con intervento corale di una delegazione italo-iberica) nei giardini antistanti durante il quale abbiamo avuto modo di conoscere due combattimenti internazionalisti provenienti da Colombia e Stati Uniti.

Nella stessa cittadina, praticamente un sobborgo di Donetsk abbiamo poi visitato un’altra delle strutture beneficiarie della campagna Deti Donbassa promossa dalla Banda Bassotti e a cui abbiamo portato anche alcune borse di materiale di cancelleria: la locale Casa dei Pionieri.

Ad accoglierci abbiamo trovato Emma Mikhailova, che si occupa di questo centro per i giovani dall’epoca sovietica.

A quei tempi, nella sola regione del Donbass, si contavano centinaia di queste strutture che in ogni quartiere si occupavano dell’educazione sociale e politica dei giovani. Oggi, dopo più di due decenni di propaganda nazionalista ed anticomunista in Ucraina, Emma gestisce con l’aiuto di Anton Sayenko, un giovanissimo compagno una volta utente del centro, una delle sole quattro rimaste, dove si cerca di mantenere vivo quel modello educativo improntato alla solidarietà, che fu proprio dell'”homo sovieticus”.

Mentre parliamo coi gestori e i giovani utenti e visitiamo la palestra della struttura, veniamo richiamati da una signora da una delle finestre del caseggiato, che gridando spaventata e in lacrime ci chiede chi siamo.

È Larisa che ci mostra una manciata di schegge metalliche di bombe ucraine di un attacco del 2014 sulle abitazioni civili. Quel giorno si sbriciolò i denti da quanto le battevano e da allora ha frequenti attacchi di panico.

Infine siamo stati a Gorlovka, in un sobborgo di campagna a soli quattro chilometri dal fronte, da una volontaria che da anni collabora con il Comitato Ucraina Antifascista Bologna di Bologna nella raccolta e la distribuzione di aiuti alla popolazione locale.

Ad aspettarci troviamo alcune famiglie con i bambini a cui abbiamo portato diverse borse di giocattoli.

Qui la situazione è davvero dura. Gli attacchi ucraini sono quasi quotidiani. E abbiamo modo di vederne gli effetti intorno a noi. Ci viene mostrata una vecchia cisterna interrata che non viene più utilizzata. Qui vengono radunati i bambini nei momenti pericolosi.

Ci salutiamo e ce ne andiamo.

Ma resta negli occhi quanto visto. I bambini costretti a un’infanzia allucinante che nessuno meriterebbe. E che in qualche modo presto capiranno di essere stati anche più fortunati di loro conterranei, che invece resteranno bambini per sempre.

Resta nelle orecchi il pianto di Larisa e quello di altre donne incontrate, che in questa guerra fratricida hanno perso i loro cari.

E resta nel cuore la rabbia per questo incubo targato NATO e UE, e avvallato da governi schifosi come il nostro, guidato negli ultimi anni da un partito, antifascista di facciata, che nulla ha fatto, nemmeno con le parole, riguardo l’avanzata dei nazisti alle porte dell’Europa.

Con il Donbass antifascista.

No pasaran!

“Il futuro non arriva da sé
se non ci diamo da fare.”

Vladimir Majakovsky

Carovana Antifascista

7 maggio

In mattinata siamo stati nei dintorni dell’aeroporto di Donetsk, teatro di una delle più grandi e sanguinose battaglie combattute dalla fine della seconda guerra mondiale.
Sotto al terminal infatti una sorta di bunker ed una rete di cunicoli sotterranei, risalenti all’epoca sovietica, lo rendono una postazione particolarmente strategica difficilmente espugnabile, che le milizie hanno strappato al controllo ucraino solo dopo mesi di battaglia. 
Pur non addentrandoci nei campi circostanti, per la pericolosità costituita da eventuali ordigni inesplosi o da mine residue, abbiamo visto da vicino le impressionanti distruzioni provocate durante la battaglia. Nemmeno un cimitero nelle vicinanze dell’aeroporto è stato risparmiato.
Un combattente internazionalista che abbiamo incontrato ci ha mostrato i posti in cui ha combattuto, a cavallo tra il 2014 e il 2015, e in cui hanno perso la vita diversi suoi commilitoni ed il suo comandante.

Nel pomeriggio abbiamo visitato l’istituto tecnico minerario, costruito sopra ad una antica miniera, le cui gallerie sono utilizzate dagli studenti per fare pratica e i cui studenti e professori hanno inscenato per noi uno spettacolo sulla Grande Guerra Patriottica.

Siamo infine stati a visitare una fabbrica di attrezzature e strumenti minerari.
Prima della guerra, era proprietà statale ucraina e vi trovavano impiego più di millecinquecento operai.
Ora è passata sotto il controllo della Repubblica Popolare di Donetsk e con duecentocinquanta lavoratori ha ripreso, dopo un anno e mezzo di ferma, la produzione, pianificata, nonostante si trovi molto vicino alle linee nemiche.

La giornata si è conclusa in un club locale, nel quale abbiamo assistito a un concerto della Banda Bassotti.

Per tutte queste visite e non solo, non possiamo che ringraziare il compagno Boris Litvinov, ex presidente del parlamento della neonata Repubblica e segretario del partito comunista locale.

Carovana Antifascista

8 maggio

La quarta giornata della Carovana Antifascista ci vede a Lugansk.
Presso il teatro, situato nella piazza principale della città davanti al monumento di Lenin, si tiene infatti una conferenza internazionale sul Donbass, alla presenza di rappresentanti governativi della Repubblica Popolare di Lugansk.
Partecipano oltre alla carovana antifascista, altre delegazioni di solidarietà arrivate per l’occasione e per festeggiare all’indomani il Giorno della Vittoria con la popolazione locale.
Sono presenti compagni e compagne di organizzazioni comuniste ed antimperialista, sindacati ed associazioni di amicizia con i popoli della Novorossjia da Danimarca, Finlandia, Svezia, Serbia, Russia, Polonia, Repubblica Ceca, Irlanda, Israele, Congo, Germania, Spagna, Catalunya, Portogallo e Italia, la delegazione più numerosa. 
In nostra rappresentanza hanno preso la parola David per la Banda Bassotti e Tonino per l’Unione Sindacale di base. 


Nel pomeriggio siamo stati invece accompagnati in un vecchio acquartieramento di volontari provenienti dalla Russia, che è stato trasformato in una sorta di museo della Grande Guerra Patriottica e della guerra attuale, nonché di vecchie automobili e motociclette sovietiche, trasportate qui da un vecchio museo cittadino nel pieno dei combattimenti per preservarle dalla distruzione, e qua rimaste in esposizione.
Ma due le cose ci vengono mostrate con più interesse. 
Da una parte le armi autoprodotte dalle milizie con tubi innocenti e materiali simili, con tanta amara ironia su tutto ciò che è stato detto in Ucraina ed in Occidente sulla presenza di un intervento militare e di supporto tecnico diretto da parte della Federazione Russa.
Dall’altra le prove concrete, sia attraverso foto che identificano aerei ed armamenti, sia attraverso documenti, armi, materiali ed equipaggiamenti ritrovati sul campo di battaglia, di chi in Ucraina è intervenuto davvero, le forze della NATO.
L’invito, che segue quello fatto a più riprese nella conferenza del mattino è quello di raccontare nei nostri paesi quanto visto, per rompere l’isolamento mediatico delle Repubbliche e smentire la narrazione ufficiale dei media.

Col Donbass che resiste. No pasaran!