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Opporsi alla guerra prima che sia troppo tardi

ScansioneL’Italia è in guerra, lo è da tempo.

I governi che si sono alternati nella “Seconda Repubblica” hanno contribuito a rendere il mondo un posto meno sicuro fino a che la guerra prima ha lambito i nostri territori e poi ci è “entrata in casa”.

Da cosa dipendono i flussi migratori verso l’Occidente se non da una politica neo-coloniale nei confronti di territori e popolazioni oggetto di aggressioni militari, rapina delle proprie risorse, destabilizzazione “esterna” dei loro precari equilibri politico-sociali?

Eppure invece di mostrare le cause del problema, i media ci mostrano solo gli effetti.

Somalia, Ex-Jugoslavia, Afghanistan, Iraq, Libia, Siria sono in scala cronologica gli esempi più conosciuti dell’azione dei nostri governi i cui unici effetti, oltre ad avere reso pressoché impossibile la vita già precaria di milioni di persone hanno fatto “covare” una serpe in seno di cui recenti attentati a Parigi sono l’evidenza più lampante.

In questa spirale perversa c’è chi, come il governo italiano, continua a volere utilizzare per i propri fini di propaganda bellica la “lotta al terrorismo internazionale” ed ha intensi rapporti economici e fornisce armi ai paesi che finanziano, addestrano e alimentano gli arsenali dei terroristi stessi come per esempio l’Arabia Saudita e il Qatar.

Addirittura, Bergoglio denuncia che siamo già entrati nella “terza guerra mondiale” e i cervelli pensanti della geo-politica parlano apertamente di conflitti regionali che potrebbero trasformarsi per la volontà di potenza di attori minori su scala globale (ma per questo non meno importanti) nel terzo conflitto su scala planetaria. Noi continuiamo ad essere ricattati da “folli guerrafondai” come Erdogan per la Turchia e Poroshenko per l’Ucraina, guarda caso uniti non solo a piegare la resistenza di una parte di popolazione ai loro piani, ma pronti a spingere il piede dell’acceleratore della tendenza alla guerra all’esterno infischiandosene del possibile “effetto domino”.

Tutto questo avviene mentre la scure dei tagli alle spese sociali e delle garanzie complessive si abbatte con sempre più vigore nei confronti dei ceti popolari.

Occorre oggi più che mai opporsi all’interventismo bellico del nostro governo nei principali teatri dove andrà ad operare quali la Libia e l’Iraq, sganciare le sorti del nostro Paese dalla Nato e rompere la gabbia di una Unione Europea che si è dimostrata incapace di assicurare benessere e tranquillità alla maggioranza dei suoi abitanti, svuotando di ogni capacità decisionale i suoi cittadini ridotti ormai al ruolo di sudditi.

Basta NATO! Basta UE!

Chi fa la guerra non va lasciato in pace!