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Opuscolo: Fronte del Porto

froneAbbiamo terminato e stampato l’opuscolo Fronte del Porto destinato alla distribuzione per i lavoratori portuali di Genova. Sono otto pagine in formato A4. Una introduzione che riportiamo di seguito, uno sguardo complessivo sulla forza lavoro oggi nel Porto di Genova, una analisi delle condizioni di due porti del Nord Europa (Anversa e Amburgo) e uno sguardo sulle lotte nei porti spagnoli e di Gioia Tauro.

Per scaricare l’opuscolo in PDF clicca qua

Introduzione:

Come Collettivo Comunista Genova City Strike (GCS) e Collettivo Autonomo Lavoratori Portuali (CALP) abbiamo deciso di elaborare un nostro contributo di inchiesta e analisi sulla portualità per fare il quadro di una situazione in veloce mutazione in grado di fornire un maggiore grado di comprensione di ciò che sta avvenendo.
I profondi cambiamenti in corso stanno cominciando a essere percepiti da chi lavora sul waterfront ma spesso si ha conoscenza solo di un pezzo dell’intero puzzle e manca una visione d’insieme in grado di collocare i tasselli in un mosaico più ampio.
Ricomporre i frammenti è quindi una necessità.
Il porto, tra chi lavora direttamente al carico-scarico sul fronte mare e le attività a esso correlate è la prima “industria” della città. Genova, o meglio il sistema portuale di Genova e Savona, è già uno degli scali strategici del Sistema-Paese da cui transitano circa metà delle merci in partenza e in arrivo dall’Italia e diventerà – stando a ciò che bolle in pentola – sempre più centrale nello sviluppo complessivo della logistica.
I lavoratori del porto, nel turbine dei cambiamenti epocali che abbiamo cercato di descrivere, potranno subire passivamente un processo che vuole erodere le garanzie complessive di questo comparto o reagire per consolidare – e possibilmente migliorare – la propria condizione con gli strumenti che saranno ritenuti più opportuni.
I lavoratori portuali, considerato il ruolo che rivestono nell’attuale catena di creazione del valore hanno un potere contrattuale elevatissimo: occorre sfruttarlo. In questa fase è necessario un accumulo di forze che parta anche dai piccoli nuclei di attivisti che lavorano nelle differenti realtà portuali in grado di connettersi, coordinarsi e costruire un “cervello politico collettivo” attraversando le forme di organizzazione che offre la situazione concreta come il sindacato, gli ambiti di socialità operaia, i circoli politici, i quartieri.
Costruire l’unità tra lavoratori portuali rinvigorendo le aggregazioni politico-sindacali e allargando il perimetro delle persone direttamente coinvolte in questo processo organizzativo è una questione vitale di fronte un nemico sempre più risoluto.
Attorno alle multinazionali del mare e al loro progetto si sta ricompattando una parte importante del blocco sociale dominante anche in città, mentre centro-destra e centro-sinistra si stanno offrendo come possibile candidati del programma che i “padroni del mare” vorrebbero attuare. Che poi è il programma di liberalizzazione imposto dalla UE, a tutto favore dei padroni e della finanza, contro tutti i lavoratori salariati.
I lavoratori portuali allo stesso modo devono essere in grado di agglutinare attorno a sé quella parte di lavoratori e cittadini che vedono nel porto una reale risorsa anche per le generazioni future da non regalare a una pletora di speculatori e dei loro tirapiedi politici.
Occorre quindi porre al centro il nesso porto-città come nodo ineludibile della politica cittadina e come categoria storica per comprendere non solo il passato, ma gli sviluppi futuri. Questo deve essere una idea-forza portata avanti dai lavoratori portuali in primis e dalle soggettività comuniste.
Per questo abbiamo dedicato una parte del nostro contributo al modello organizzativo dei porti del Northern Range che, a nostro parere, danno spunti interessanti su come ripensare l’organizzazione portuale, così come abbiamo approfondito le recenti lotte nei porti spagnoli e in quello di Gioa Tauro.
Naturalmente il nostro non vuole essere che l’inizio di un lavoro dovrà approfondirsi nella profondità analitica ed estendersi nella partecipazione attiva delle persone.