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Contro le due destre. Quella xenofoba e quella liberista (e bugiarda)

L’ex primo ministro Renzi ha annunciato che l’Italia dovrebbe rifiutare il Fiscal Compact e ritornare ai parametri di Maastricht. Nessun giornalista e nessun oppositore ha ricordato a Renzi che il Fiscal Compact è stato introdotto con i voti del PD ed è esattamente la road map che i poteri della UE hanno imposto per il rispetto dei parametri di Maastricht. Per ricordare serve, almeno in questo caso, più che una memoria da elefante, solamente un minimo di serietà che i giornalai del potere e l’opposizione non hanno. Basterebbe ricordare infatti che il Fiscal Compact è stato tradotto in norma costituzionale attraverso l’articolo 81 che il Governo Monti inserì nella Carta Costituzionale votato da una maggioranza così ampia da rendere inutile il referendum confermativo.

Chi ha criticato Renzi si è lanciato in accuse prive di senso logico. Gli oppositori presunti hanno accusato l’ex Presidente del Consiglio di virare verso il populismo ma in realtà la svolta non esiste. Si tratta di un normale chiacchiericcio da bar. Esattamente come sulla vicenda dello ius soli dove il PD ha finto di sostenere una crociata di civiltà contro la destra razzista ma in realtà ha proposto una legge debolissima e insufficiente, ha fatto propaganda per un paio di settimane e poi ha candidamente ammesso che il proprio governo non ha la maggioranza per approvarlo. Nel frattempo, ci si divide su un progetto di legge contro la propaganda xenofoba che sarebbe di buon senso se il PD e gran parte della maggioranza non stessero già sostenendo, di fatto, il governo nazifascista ucraino, l’opposizione golpista in Venezuela o le destre economiche che stanno distruggendo le conquiste sociali degli ultimi anni in America Latina. O non avesse approvato una stretta repressiva come il Decreto Minniti-Orlando.

Tutta questa propaganda inutile serve a occultare una verità che è sotto gli occhi di tutti. Il PD fa finta di essere un argine contro la destra ma in realtà ne condivide i programmi di fondo. Lo spauracchio della destra è alimentato ad arte dai media governativi (che censurano le lotte sociali e sindacali ma sono molto attenti a qualsiasi manifestazione della lega o dei fascisti) in modo da creare una contrapposizione che di fatto non esiste e serve solo per alimentare il sostegno ai programmi liberisti e filo UE del PD. Con il risultato collaterale di far crescere anche i movimenti neofascisti che solitamente il potere usa contro la classe operaia nei periodi di difficoltà.

Il tutto diviene evidente quando si è in vicinanza di scadenze elettorali. A Genova, per fare un esempio, il PD è ricorso a una farsesca vigilanza antifascista per cercare di non perdere il controllo della giunta comunale passata poi alla destra. Per giorni i media ci hanno raccontato la favoletta dei fascisti cattivi contro i democratici del PD salvo poi omettere che il centrosinistra sta già trattando la resa con la destra votando l’elezione di un leghista come presidente del Municipio.

Di fatto i movimenti sociali in Italia stanno combattendo una battaglia isolata contro due nemici che si spartiscono i compiti. Il PD e il centrodestra sono assolutamente compatibili e si sostengono a vicenda. I primi facendo la faccia cattiva e reazionaria e i secondi giocando il ruolo dei democratici progressisti. Ma in fondo le più importanti manovre degli ultimi anni li hanno visti dalla stessa parte. Entrambi sostengono i dettati della UE in politica economica e della NATO in politica estera. Entrambi considerano gli immigrati come cittadini da sfruttare come lavoratori a basso costo e privi di diritti. Entrambi sostengono le politiche di precarizzazione, le delocalizzazioni, le privatizzazioni, la distruzione del welfare residuo.

Ci troviamo sostanzialmente di fronte a un muro che sembra invalicabile. Anche perché l’unica dialettica possibile sembra quella di una lotta tra la destra e il PD che in realtà non sono per nulla alternativi. Per sconfiggerli occorre quindi mettere in campo tutta la nostra forza e intelligenza. Cominciando a rifiutare anche alcune idee di apparente buon senso come l’unità della sinistra che viene da più parti evocata. Riunire generali senza truppe e complici dei disastri recenti (come i vari Pisapia o altri) serve solo a salvare il posto di qualcuno ma non servirà a invertire la rotta degli ultimi anni. Questo non significa che non serva unità, ma significa che l’unità va ricercata in un modo completamente diverso avendo il coraggio di ripartire da zero. Magari capendo che se il nostro nemico, dal punto di vista strategico, è lo sfruttamento capitalista che va combattuto proponendo l’alternativa socialista è altresì vero che vanno comunque ricercati e combattuti anche i nemici di fase. L’Unione Europea, l’Euro e la NATO sono, in tal senso, gli strumenti principali in mano al potere in questo momento e sono usati come arma contro i lavoratori. Porli nel mirino e lottare per il loro abbattimento non è quindi una fuga verso un nazionalismo privo di connotazioni di classe ma una condizione assolutamente necessaria e indispensabile anche se non sufficiente. E’ quindi sui contenuti che va ricercato il massimo dell’unità possibile. In tal senso la creazione della Piattaforma Eurostop (a cui partecipiamo e di cui siamo tra i fondatori) ci pare che sia un passo verso una ricomposizione di classe reale e non basata su suggestioni che spariscono nell’arco di pochissimo tempo.