Corso di formazione

Capitolo 3: l’accumulazione del capitale e la merce forza lavoro

Pubblichiamo la terza parte del corso di formazione su Capitale e Lavoro Salariato. Anche in questo caso pubblichiamo le slide interattive e il testo di accompagnamento. In questo terzo capitolo abbiamo due blocchi: 1) la forza lavoro come merce e l’esercito industriale di riserva, 2) la riproduzione semplice ed allargata. I primi due capitoli li trovate qua (capitolo 1)  e qua (capitolo 2). Buona lettura

 

Capitolo 3) L’accumulazione

L’accumulazione del capitale è la principale caratteristica del capitalismo. Tutto parte dalla differenza tra D’ e D. Nella teoria del valore, si sostanzia nel parametro plusvalore S e rappresenta, in diversi termini, la differenza tra valore di scambio e valore d’uso, in altri ancora il valore assegnato al pluslavoro. In questo capitolo analizziamo due diversi aspetti: il primo legato alla “strana merce” forza lavoro, nel secondo entriamo negli schemi di accumulazione proposti da Marx, in particolare analizzando la riproduzione semplice e quella allargata

Sezione 1) La merce forza lavoro

Nel capitalismo, il lavoratore è formalmente libero. Può decidere se lavorare o meno, quando decide di farlo firma un contratto di lavoro in cui accetta determinate condizioni legate alla natura del lavoro e ai compensi. Il rapporto di lavoro si può interrompere in ogni momento anche per decisione del lavoratore. I padroni possono licenziare. Questi due momenti sono in genere normati, in alcuni casi il padrone può essere forzato a non licenziare se non per motivi particolari: in generale queste norme sulla cessazione del rapporto di lavoro sono uno specchio dei rapporti di forza giuridici tra le classi sociali. La quota di valore che va ai lavoratori si chiama capitale variabile, come ogni merce può assumere quindi un diverso valore: dipende dalle condizioni nelle quali si produce, cioè fondamentalmente da quanto sono alti i salari e da quanti lavoratori servono per la produzione. In generale, si è spesso pensato, che la popolazione nel suo complesso dovesse lavorare senza eccezione. Quindi, gli aumenti demografici avrebbero impattato in maniera molto forte sul sistema produttivo imponendo da un lato l’impiego di molti lavoratori in più, dall’altro la creazione di molte più merci per soddisfare le esigenze di quote crescenti di popolazione. Nella prima metà dell’ottocento, queste teorie vennero sviluppate ampiamente, addirittura si arrivò a concepire che l’aumento di popolazione in Europa (allora il centro della produzione capitalista) avrebbe creato enormi problemi al sistema.

L’esercito industriale di riserva

Le teorie sul controllo della popolazione, ad esempio quelle espresse da Malthus nei suoi lavori, non vennero mai accettate da Marx. Pur comprendendo che all’interno di quelle teorie avanzavano elementi di critica al sistema, Marx considerò tali idee frutto di una incomprensione del sistema. La risposta fu quindi la teorizzazione dell’esercito industriale di riserva.

In generale si tratta di un serbatoio di forza lavoro: chiunque sia nelle possibilità di lavorare infatti, può essere inserito in produzione oppure può non lavorare ingrossando le fila dell’esercito di riserva. La composizione di tale serbatoio di mano d’opera è complessa: si ingrandisce se vi è un incremento nelle nascite, se vi è immigrazione, se avvengono espulsioni dal ciclo produttivo. La funzione dell’esercito di riserva è quella di avere una parte di popolazione inattiva da poter usare in caso di forte richiesta di manodopera. In generale, comunque, l’esercito di riserva preme sulla forza lavoro rendendo difficile il mantenimento dei diritti e dei salari in quanto i disoccupati e i senza lavoro possono sostituire i lavoratori attivi in ogni momento. Ovviamente non occorre confondere i piani: l’esercito di riserva è una caratteristica fondamentale e una creatura esclusiva del sistema capitalista: il fatto che possa ingrandirsi per effetto di troppe nascite o per fenomeni migratori non significa affatto che siano i lavoratori a crearlo. Corrisponde infatti a precise esigenze del sistema capitalista, in generale in un sistema di produzione radicalmente diverso non esisterebbe e quindi l’afflusso di lavoratori in esubero non corrisponde a nessuna diminuzione di diritti di chi lavora.

L’esercito di riserva quindi diviene una caratteristica del capitalismo. In generale, all’interno di tale sistema, i lavoratori devono lottare per diminuirne gli effetti negativi sui propri diritti, per i capitalisti l’esigenza è opposta. Per i lavoratori quindi diviene fondamentale: lottare contro i licenziamenti, lottare per ridurre l’orario a parità di salario, lottare per minori ritmi e carichi, lottare contro le forme di precarietà diffuse, lottare per una regolamentazione totale della forza lavoro disponibile indipendentemente dal luogo di nascita, lottare per tutte le forme di sostegno al reddito di chi non lavora. Per i capitalisti invece l’esigenza è quella di mantenere un forte esercito di riserva quindi occorre avere libertà di licenziare, poter sfruttare norme contrattuali meno rigide, essere contrari a forme di sostegno al reddito etc…..

Sezione 2) Riproduzione e accumulazione

Marx cercò di calare la sua teoria del valore nella concretezza dei cicli produttivi. Immaginò quindi dei modelli di circolazione applicabili a settori definiti costruendo tabelle di riproduzione. In generale lavorò su modelli più semplici a due settori (produzione di beni di consumo e di macchinari) e su alcuni più complessi a tre settori (aggiungendo il settore di produzione di beni di lusso per capitalisti). Cominciò con la “riproduzione semplice” e cioè con uno schema semplificato in cui tutto il plusvalore ricavato ai capitalisti veniva speso in beni (di consumo ma anche di lusso). Tale schema però non rappresenta la complessità del capitalismo in quanto ogni capitalista deve investire parte dei profitti in nuovo capitale costante per produrre di più e meglio. Marx affrontò questa complessità con la riproduzione allargata che però venne affrontata solo in parte mettendo comunque in evidenza il meccanismo generale. Noi affrontiamo la questione in tre diversi approcci: il primo è un diagramma di riproduzione generico in cui cerchiamo di spiegare il meccanismo generale dell’accumulazione, il secondo approccio è la riproduzione semplice di Marx, il terzo è quello della riproduzione allargata inserendo il discorso, controverso, della differenza tra valori e prezzi.

Paragrafo a) Un diagramma di riproduzione generico (cosa succede quando lavoriamo)

In questo paragrafo immaginiamo che la produzione avvenga in due settori: beni di consumo e macchinari. Esistono quindi due tipi di capitalisti e due tipi di lavoratori che verranno impiegati nei due settori. Vedremo quindi cosa succede quando i lavoratori vengono assunti, come consumano il loro salario in beni essenziali, come i capitalisti effettuano scambi allo scopo di aumentare il loro capitale costante impiegando parte del plusvalore. Il diagramma rappresenta quindi i movimenti che avvengono in varie fasi di produzione

Momento a1) Situazione iniziale

I capitalisti dei due settori hanno il capitale con cui hanno acquista macchine e materie prime. I lavoratori possiedono un capitale variabile solo potenziale che diverrà tale solo quando saranno assunti pagati con una quota di capitale in ciascun settore

Momento a2) Acquisto forza lavoro

Con una quota del loro capitale (es 1000) i capitalisti assumono i lavoratori nei due settori. I lavoratori avranno il loro salario con il quale compreranno i beni di consumo, i capitalisti hanno il necessario per produrre

Momento a3) Inizio della produzione

I capitalisti iniziano la produzione di merci. In questo momento estraggono il plusvalore che però diverrà reale nel momento in cui le merci prodotte saranno vendute

Momento a4) Acquisto e consumo merci essenziali

I lavoratori si rivolgeranno al settore dei beni essenziali acquistando e poi consumando beni essenziali. Nel settore beni di consumo il plusvalore diviene effettivo e si sostanzia del denaro ricavato in cambio della merce. Consumando i beni essenziali ai lavoratori sarà necessario un secondo salario

Momento a5) Scambio in capitale costante

I capitalisti si scambieranno capitale costante tra loro (il settore macchine scambierà con il settore beni di consumo ma anche con altri capitalisti del settore macchine). Tutte le merci verranno vendute, i capitalisti impiegano una parte del loro profitto per migliorare la produzione.

Momento a6) Verso un nuovo ciclo

I lavoratori hanno consumato i beni di consumo, dovranno lavorare per ottenere un nuovo salario. I capitalisti hanno realizzato il plusvalore e una parte verrà reinvestito in nuovo capitale costante realizzando l’accumulazione.

Paragrafo b) La riproduzione semplice

Lo schema di riproduzione semplice che qui presentiamo è a tre settori (macchinari, beni di consumo, beni di lusso). Vi sono delle condizioni imposte:

1) Tutto ciò che viene prodotto è consumato: cioè il valore totale della merce nel settore beni di produzione deve essere uguale alla somma dei capitali costanti dei tre settori. La somma totale del valore nel settore beni di consumo deve essere uguale alla somma dei capitali variabili nei tre settori (somma dei salari). La somma del valore nei beni di lusso deve essere uguale alla somma dei plusvalori nei tre settori.

2) Tutti i settori devono avere lo stesso livello tecnologico (la stessa composizione organica Q)

3) Il saggio di profitto nei tre settori deve essere identico altrimenti i capitalisti tenderebbero a spostarsi tra settori per realizzare maggiori guadagni

Tale schema viene mostrato in tabella e rispetta le condizioni di equilibrio. In realtà tale riproduzione è irreale in quanto è assolutamente improbabile che la composizione organica nei tre settori scelti sia uguale e costante nel tempo. Inoltre, non rappresenta il capitalismo in quanto tutto il plusvalore viene speso in beni di lusso o in rinnovo del capitale costante consumato (rinnovo dei macchinari usurati e materie prime). Viene cioè negata la natura caratteristica del processo capitalista, l’accumulazione e il rinnovo migliorativo del capitale costante per produrre di più è meglio. La riproduzione semplice è quindi uno schema irreale che comunque mette in evidenza lo sfruttamento dei lavoratori. A uno sguardo superficiale sembrerebbe infatti che capitalisti e lavoratori si dividano i profitti in parti uguali. Ma il tutto va inserito in un contesto quantitativo in cui i lavoratori sono miliardi e i capitalisti molti di meno. Le parti di valore vanno quindi divise. La riproduzione semplice è quindi fondamentale ma va rivista introducendo l’accumulazione attraverso la riproduzione allargata

Paragrafo c) La riproduzione allargata

Il problema fondamentale della riproduzione semplice è che la composizione organica dei settori rimane immutabile. Il capitalista ricava sempre lo stesso plusvalore con il quale consuma e compra nuove materie prime ma non investe in aumento della composizione organica. Questa è una esigenza fondamentale per i capitalisti. Occorre quindi introdurre un parametro che tenga conto dell’accumulo di capitale che verrà poi investito in nuova produzione.

Prima di entrare nei dettagli occorre comprendere bene la differenza teorica che vine introdotta nel passaggio tra riproduzione semplice ed allargata. Lo facciamo ponendoci delle domande e cercando di rispondere semplicemente

Cosa viene scambiato nella riproduzione semplice?

Lo scambio avviene tra capitalisti e lavoratori ma anche tra capitalisti. I lavoratori comprano dai capitalisti sostanzialmente solo beni di consumo. Usano il capitale variabile ottenuto con il salario. I capitalisti consumano (se consideriamo il sistema a tre settori anche beni di lusso) e comprano il capitale costante da altri capitalisti.

Viene rinnovato il capitale costante nella riproduzione semplice?

Si, avvengono acquisti di macchine e di materie prime ma sono tali da non alterare il rapporti tra capitalisti che avranno sempre lo stesso rapporto in composizione organica tra loro. Da questo punto di vista, la riproduzione semplice rappresenta un sistema in equilibrio della produzione in cui ogni settore ha lo stesso profitto, produce nelle stesse condizioni, tutti i materiali prodotti sono consumati.

Cosa introduce quindi la riproduzione allargata?

Introduce un surplus di profitto che verrà utilizzato dai capitalisti per aumentare la composizione organica, produrre di più e meglio e quindi aumentare il profitto. Ciò renderà conto di una caratteristica del capitalismo che è quello della concorrenza tra capitali. Ogni padrone è costretto a migliorare la propria composizione organica di capitale per non soccombere nei confronti di altri capitalisti. Ciò porterà, tra l’altro a un miglioramento dei prodotti, maggiore produzione, maggiori quantità.

Cosa c’entra la riproduzione allargata con la trasformazione tra valore e prezzo?

Per capire come sia possibile che un capitalista ottenga un surplus per migliorare l’investimento viene spiegato da Marx attraverso la trasformazione del valore in prezzo. Marx agisce quindi trasformando il plusvalore in Profitto determinandolo come frazione del capitale investito guadagnato nella produzione. In questo modo la merce avrà sempre un valore totale (misurato in ore di lavoro necessario a produrle) ma il suo prezzo sarà diverso. La differenza tra prezzo e valore sarà il surplus che consentirà l’incremento negli investimenti.

Il valore e il prezzo coincidono?

Nell’immediato no, ma il capitalismo tenderà con il tempo ad equiparare prezzo e valore. Se un settore produttivo consente maggiore profitto vende inizialmente a un prezzo superiore al valore ma nel tempo, altri capitalisti andranno a investire in quel settore tralasciando il settore con meno profitti. La produzione nel settore più remunerativo aumenterà diminuendo il prezzo delle merci e avvicinandolo al valore in ore di lavoro. Contemporaneamente, la produzione diminuirà nei settori meno profittevoli e quindi il prezzo tenderà ad aumentare ritornando al valore di equilibrio legato alle ore produttive. In tal senso la dinamica prezzo-valore per Marx tende al riequilibrio.

Vediamo quindi come Marx introduce la riproduzione allargata. Il plusvalore, negli schemi di riproduzione viene determinato non più come tale ma in riferimento al capitale investito (C+V). Tale frazione è determinata dal Saggio Generale di Profitto che è il rapporto tra il Plusvalore e il capitale investito. Ogni merce avrà quindi un valore calcolato con il vecchio metodo e un prezzo diverso calcolato introducendo tale differenza. Che sarà quindi il surplus che consentirà innovazioni migliorative di processo. Se il prezzo invece scende sotto il valore, una determinata merce diventa meno profittevole: a questo punto i capitalisti hanno varie strade: a) cambiano settore produttivo, b) variano il processo per migliorare i profitti, c) continuano a produrre aspettando tempi migliori, d) cercano di rilanciare vendite e profitti in vari modi (intervento dello Stato, campagne pubblicitarie, interventi finanziari etc…). L’insieme di queste variabili fa si che il riequilibrio tra valore e prezzo sia teoricamente ineccepibile ma in realtà praticamente complesso da studiare. Questo è il motivo per cui Marx non porta a termine la trasformazione di tutti i valori in prezzi. Il suo intento è infatti quello di spiegare la questione teoricamente, sul rapporto tra prezzi e valori, e quindi sulla intima coerenza matematica delle tabelle di riproduzione, si può intervenire ma le situazioni di equilibrio che si possono trovare rimangono comunque parziali.

Nello studio con le slide riportiamo quindi i passaggi attraverso i quali Marx introduce il Saggio di profitto nello schema del valore. La tabella che fornisce Marx riporta quindi il prezzo delle merci e la differenza con il valore. Tale tabella rappresenta un momento della produzione e non mette in evidenza come il sistema muoverà verso il riequilibrio. Marx comunque non trasforma in prezzi i valori dei capitali costanti e dei capitali variabili. Ciò non è esattamente logico. Sweezy e altri hanno provato a completare la tabella riportando a prezzo tutti i valori ottenendo quindi una tabella in equilibrio. Il problema della trasformazione tra valori e prezzi non è comunque solo teorico. Ma riguarda la nostra percezione del problema nella vita quotidiana.