Diritto alla casa

Programma per il diritto alla casa

 

Da parecchi il Governo Centrale si è adoperato per svendere il patrimonio residenziale pubblico e abbandonare totalmente politiche di regolamentazione sui canoni. La crisi economica ha accompagnato queste politiche creando difficoltà crescenti a numerosi nuclei familiari impossibilitati a pagare le spese abitative. Il risultato di questa deriva neoliberista viene celato dai media ma è impressionante. Secondo una recente analisi pubblicata dall’Espresso e condotta a livello nazionale: nel 2014 sono stati eseguiti 36 mila sfratti (circa 100 ogni giorno) a fronte di 150 mila richieste e 77 mila provvedimenti emessi in attesa di esecuzione. Nel periodo dal 2005 a oggi, il numero di sfratti è aumentato del 70% a dimostrazione di cosa significhi una politica criminale. A Genova i dati sono in linea con i valori nazionali: nel 2014 in provincia ci sono state circa 3000 richieste, 1600 provvedimenti emessi e circa 1000 eseguiti. Ciò significa una media di tre sfratti al giorno. Di tutto questo non vi è traccia sui giornali né locali né nazionali.

Contemporaneamente aumenta il consumo di suolo e la crescita del numero di abitazioni costruite per la vendita o per le speculazioni immobiliari. Nella nostra città ne sono emblema i grattacieli vuoti sorti come funghi in periferia. La crescita del numero di appartamenti si accompagna a un numero enorme di appartamenti sfitti o non occupati (circa 3 milioni in Italia).

A Genova le case sfitte sono almeno ventimila (ma le stime non sono precise e probabilmente il numero è maggiore). Il fatto che questo patrimonio sia censito in modo non preciso è già una parte del problema. Di questi immobili molti sono pubblici (Comune, Regione e altri enti pubblici), ma la parte del leone la fanno gli immobili privati. Alcune volte questi immobili risultano sfitti ma sono affittati in nero a prezzi spropositati.

Nel 2015 sono state presentate a Genova circa 3800 richieste di alloggi popolari a canoni calmierati. Le assegnazioni sono però molto meno (coprono percentuali inferiori al 10% della richiesta). Ciò significa che gli enti pubblici non hanno case da assegnare spesso perché necessitano di ristrutturazione. Ciò significa che chi viene sfrattato non ha alternative.

Il problema degli sfratti è però solo la punta di un iceberg. Si stima infatti che per le spese abitative (affitti e bollette) se ne vada circa il 40% del reddito dei nuclei familiari. Anche chi riesce a pagare l’affitto ha quindi grosse difficoltà e vede decurtato metà del proprio stipendio.

Il problema non è quindi solo l’emergenza ma il furto di salario per le classi popolari legato al caro affitti.

La città di Genova ha quindi parecchi problemi in parte legati alle manovre di dismissione del patrimonio edilizio pubblico, in parte dovute ai tagli nazionali e in parte legati all’elevato numero di case sfitte.

Per affrontare il problema occorre da un lato agire sulle emergenze abitative ma dall’altro cercare soluzioni di lungo termine per diminuire le spese di affitto. Ovviamente è possibile farlo se aumenta il patrimonio utilizzabile e se aumenta la quota di canoni calmierati.

Esistono alcune cose da fare nell’immediato: non rendere operativo il Piano Casa del ministro Lupi e applicare una moratoria immediata sugli sfratti. Questi sono i provvedimenti di emergenza, successivamente occorre affrontare la questione delle case disponibili.

Recentemente il Comune di Livorno ha approvato una norma che consente la requisizione di case sfitte ai multiproprietari in caso di emergenza abitativa. La delibera è politica e non ha effetto pratico immediato in quanto, per legge, i provvedimenti devono essere presi dal Prefetto. Si tratta quindi di una posizione politica senza effetto immediato che lancia comunque un segnale non piccolo. A oggi, senza la reimmissione in circolo del patrimonio sfitto a canoni calmierati non è possibile né risolvere l’emergenza sfratti né impostare una politica per la casa di sostegno alle classi popolari. L’edilizia pubblica deve essere totalmente messa a disposizione (creando appositi fondi per la ristrutturazione) ma occorre anche stipulare contratti con i proprietari privati colpendo duramente gli enti e i singoli che mantengono case sfitte e non accettano gli affitti calmierati. Per questo occorre usare la leva dell’IMU abbassando a livelli minimi l’aliquota sulla prima casa e alzandola in proporzione per i multiproprietari. Occorre poi che, chi si rigiuta di aderire alla messa in circolo delle case sfitte venga gravato di aumenti dell’aliquota. Per gli enti industriali, finanziari ed ecclesiastici che mantengono edifici sfitti occorre agire con il sequestro o con sanzioni come recentemente fatto a Barcellona dal sindaco Ada Colau.

Inoltre il mercato degli affitti deve essere maggiormente controllato dal Comune: occorre avere una mappatura completa degli immobili cittadini e gli affitti devono essere gestiti e registrati centralmente in modo da poter applicare diverse tariffe e tassazioni a seconda della tipologia della casa e delle scelte dei proprietari.