Approfondimenti

La bancarotta politica e morale dell’Occidente

Occidente” è un termine vago. Che comprende un blocco di paesi in cui possiamo annoverare gli USA, che ne detengono il dominio militare, economico e politico, la Gran Bretagna, l’Unione Europea e un pugno di altri piccoli stati vassalli nel resto del pianeta (sostanzialmente Giappone, Australia e Corea del Sud).

Dalla caduta del blocco sovietico, l’Occidente è stato descritto come il custode della democrazia, della civiltà, dei diritti umani, del benessere diffuso. Chi non godeva di queste delizie poteva comunque incamminarsi sulla strada del liberalismo che avrebbe portato ovunque pace, democrazia e dignità. Bastava rimanere fedeli al dominio incontrastato del libero mercato e tutto si sarebbe aggiustato. Era la fine della storia.

Dopo l’attentato alle torri gemelle del 2001, gli USA con il loro socio inglese Blair, e con l’avallo dei paesi UE si sono incaricati di ripristinare un ordine che era stato violato. Lo hanno fatto a più riprese, dall’Iraq in poi. Ci domandiamo cosa ne resta. In Afghanistan si sono ritirati nel ferragosto del 2021 lasciando macerie, in Iraq hanno creato un disastro in cui ha prosperato l’ISIS. Gli Europei hanno regolato i conti con gli ex paesi socialisti smembrando la ex Jugoslavia, bombardando atrocemente Belgrado, sostenendo una guerra che corrispondeva solo alle proprie mire espansioniste. Si sono poi concentrati sulla Libia, eliminando il regime di Gheddafi e così creando un enorme caos, sparito dai media ma non dalla realtà.

La guerra in Ucraina, che dura da 10 anni, è un capolavoro degli USA, che scavalcano una Unione Europea considerata troppo timida, scippando alla Germania il golpe di Piazza Maidan. Qui nasce il conflitto ucraino, con la Russia che, da alleata, si trasforma in nemico mortale, mentre la Cina diventa un ex partner perché troppo ambizioso e per via del processo di ridefinizione della sua politica generale. Ma oggi anche la guerra in Ucraina, raccontata a reti unificate come il solito conflitto del bene contro il male, si è impantanata (per usare un eufemismo). Nel frattempo l’Ucraina è stata distrutta dall’azione del burattino di turno (l’ex comico Zelensky) armato fino ai denti dagli USA e dall’Europa.

In Sahel, le ribellioni popolari hanno mandato segnali inequivocabili ai padroni europei, ai neocolonialisti di turno.

In Palestina, il braccio armato degli USA e della UE in Medio Oriente, dopo decenni di apartheid, colonialismo, furto di territori e dopo aver trasformato la Palestina in un carcere a cielo aperto, sta attualmente massacrando decine di migliaia di civili con un ritmo che rappresenta un grottesco salto di qualità nella pianificazione di morte e di sterminio di un Occidente che oramai agisce senza più freni.

Un Occidente che ciarla di lotta contro la barbarie mentre finge di non accorgersi che la barbarie nel Mondo è oramai soprattutto la sua. Quella di un mondo che si barrica in Stati armati fino ai denti, a difesa di interessi economici e politici che riguardano solo un numero sempre più ristretto di aziende multinazionali. Un blocco di Stati devastati da farsesche guerre politiche interne. Come negli USA dove alle prossime elezioni presidenziali potrebbe vincere nuovamente un tycoon fascistoide, responsabile di un attacco al Parlamento portato dopo che le elezioni avevano sancito la vittoria di un ottantenne sulla cui salute mentale ci sarebbe almeno da discutere – tanto a governare ci pensano comunque i padroni, con qualunque governo, con qualunque presidente.

La barbarie è in Europa, dove opposizioni e maggioranze condividono gli stessi valori antiproletari e guerrafondai, dove i governi sono al potere con consensi reali tra le popolazioni votanti che raggiungono a stento il 30 o 40 percento.

In questi paesi la democrazia di cui ci si faceva vanto è oramai un ricordo. Stampa e media sono in mano a pochissimi gruppi industriali e finanziari, che seppelliscono la decenza sotto quintali di propaganda contro chiunque minacci i propri interessi.

Divieti di manifestare, accuse di antisemitismo che fanno a pugni con una logica da prima elementare. Ma chiunque capisce che l’unico fascismo che esiste lo stanno combattendo i nostri fratelli palestinesi, che i fascisti sono al potere in Ucraina, in Polonia, nei paesi baltici, dove vengono abbattuti i ricordi dei combattenti antifascisti nella seconda guerra mondiale tra un massacro e un altro. E poi politiche criminali che trovano i soldi solo per finanziare massacri, costruendo armi da inviare ai lori alleati, ma tagliano sanità, scuola, pensioni, stato sociale. Dove i salari reali sono in caduta da decenni, dove ogni forma di dissenso viene ridicolizzata e oscurata.

Insomma, l’Occidente porta distruzione e immiserimento tanto fuori quanto dentro i suoi confini.

Perché? Perché il capitalismo, che è il sistema sociale che l’Occidente adotta, è basato sulle disuguaglianze, che continuamente devono essere alimentate e riprodotte, all’interno dei singoli paesi quanto, sul piano internazionale, tra i popoli del Mondo. Il relativo benessere dell’Occidente, con lo strapotere dei suoi gruppi politici e finanziari che fanno il bello e il cattivo tempo, non potrebbe esistere senza mantenere i tre quarti del pianeta in condizioni di sottosviluppo. E quando il capitalismo entra in crisi e non è in grado di redistribuire più nemmeno le briciole ai lavoratori e agli sfruttati interni ai propri confini, l’unica sua possibilità è accrescere la propria prepotenza, la propria deterrenza repressiva e militare. Per questo la tendenza alla guerra, con richiami anche alla possibilità di conflitti nucleari, non è una scelta di qualcuno ma è congenito alla natura del regime di accumulazione del capitale. Per questo i governi occidentali diventano aggressivi, per questo non esitano a sostenere gruppi e governi fascisti, per questo sono nei fatti complici del genocidio palestinese e lo rivendicano.

Oggi, il massacro di Gaza, che deve immediatamente cessare, è però la goccia che può fare traboccare il vaso. Di questo ci parlano i milioni di manifestanti in tutto il mondo, di questo ci parlano i popoli in piazza. Le rivolte popolari in tutto il mondo. Gli scioperi in Francia e in Inghilterra, dalle lotte negli USA alla ribellione nel Sahel contro il colonialismo francese.

L’Occidente è il posto in cui viviamo. Ma nel quale non possiamo più vivere se non impariamo che il nemico è in casa nostra. Che chi bombarda e uccide i nostri fratelli e la nostra classe sociale in Ucraina, in Africa e in Palestina è lo stesso nemico che qui ci toglie il futuro, che ci taglia i diritti, che ci immiserisce.

A questo dobbiamo rispondere ribellandoci qui contro questo sistema economico ingiusto, unendoci ai popoli oppressi nel legame di solidarietà internazionale.

Solo così aiuteremo il popolo palestinese a ottenere la dignità che gli spetta. Solo così aiuteremo i nostri fratelli in Africa a liberarsi dal giogo neocoloniale. Solo così aiuteremo la nostra classe in Ucraina a ribellarsi a chi li governa e li manda al macello contro i propri fratelli.

Solo così liberemo anche noi stessi.

Con le Resistenze nel Mondo.

Contro la guerra, contro il razzismo, contro l’apartheid e il colonialismo.

Per la liberazione della Palestina e degli altri popoli oppressi.

Contro il capitalismo per una pace con giustizia sociale, eguaglianza e solidarietà.

City Strike Genova

Domenica 26 novembre corteo regionale a Genova

H 15.00 piazza Caricamento