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Lettera aperta alle compagne e ai compagni di Genova

Malevich-Red-CavalryCari compagn*, scriviamo e inviamo questo contributo sotto forma di lettera aperta ai collettivi, alle organizzazioni e ai movimenti genovesi perché ci sembra necessario fare un bilancio dell’attività che come piccolo collettivo Genova City Strike (parte della Rete Nazionale NST) abbiamo svolto dal momento della nostra formalizzazione.

Ciò che ci preme di capire è se esiste la possibilità di sviluppare un ragionamento politico e di confronto il più ampio e plurale possibile su alcuni nodi che ci appaiono evidenti e sui quali avvertiamo la necessità di aprire un confronto. Fin dall’inizio ci siamo mossi avendo presente la nostra non autosufficienza. Oggi, riteniamo che sia facile vedere che non esiste nessuna centralità tra le varie esperienze politiche che si manifestano, compresa la nostra.

Viviamo in un periodo in cui la nostra attività sul locale è concentrata molto spesso su iniziative di lotta sociale in diversi campi: dall’antifascismo, alle lotte sulla casa, contro le privatizzazioni o le grandi opere. E’ una lotta di resistenza che ci sembra necessaria e irrinunciabile ma, contemporaneamente, ci pare che manchi qualcosa per far si che questa generosità militante ottenga risultati. Senza resistenza non si va da nessuna parte ma crediamo che sia giusto interrogarci sulle forme e i metodi della resistenza, a quali settori sociali ci si rivolge e se sia necessario passare a una fase di proposta concreta.

Siamo portati a considerare tutto ciò che succede nei territori locali come parte di fenomeni che agiscono a livello superiore. L’applicazione concreta di quella che chiamiamo austerità è un fenomeno globale: il fatto che si traduca nei territori in precarietà, disoccupazione, assenza di diritti sulle abitazioni, spreco di risorse per le grandi opere, etc..ci obbliga a interrogarci sulle cause politiche generali che creano queste disparità.

Uno sguardo internazionale è quindi un’esigenza concreta e non un vezzo politico o intellettuale. Il caso greco sta li a dimostrarlo: nello stato in cui si è provato con più forza ad opporsi al meccanismo di impoverimento delle classi popolari è stata tentata una risposta politica i cui risultati vanno analizzati senza pregiudizi ma anche senza reticenze, così come va analizzato il processo politico della resistenza. Discutere delle potenzialità e dei limiti di questa esperienza riteniamo che sia fondamentale per capire come si può organizzare la resistenza anche da noi.

Contemporaneamente in Europa si manifestano altre resistenze politiche e sociali che vanno oltre la testimonianza che abbiamo il dovere di analizzare (Spagna, ma anche ciò che succede in Irlanda, Inghilterra, etc…) per cercare di trarre spunti, analizzarne limiti e possibilità che possono aiutare le nostre lotte e rivendicazioni.

Così come lo sguardo deve necessariamente essere esteso a settori più ampi (dalle questioni del medioriente, all’Ucraina all’America Latina) dove vi sono guerre, repressioni, applicazioni dei dettati neoliberisti e tentativi anche molto forti di opposizione che sfociano anche in esperienze di governo con tutti i limiti ma anche con tutte le potenzialità che si esprimono.

Crediamo che vada analizzato concretamente il ruolo che entità sovranazionali come la Ue e la NATO continuano ad avere nel creare meccanismi politici che comportano austerità, impoverimento, aggressioni militari.

Non ci interessa ovviamente dare lezioni a nessuno, ci interessa valutare le esperienze per poi agire nei nostri territori cercando di estrarre ciò che ha funzionato imparando dagli errori. Siamo consci del fatto che la nostra attuale debolezza non ci permette di assegnare a nessuno la patente di traditore e che occorre innanzitutto interrogarsi su come ricostruire al nostro interno un minimo di forza e di influenza che in questo momento non abbiamo.

Abbiamo quindi l’esigenza di discuterne con i compagn* e con tutti coloro che ne hanno interesse. Ovviamente crediamo che tutto questo debba porsi degli obiettivi e darsi dei limiti.

Diciamo chiaramente che non intendiamo creare nessun coordinamento dei movimenti di lotta, ne porsi sul terreno del movimentismo sociale, ne costituire alcun intergruppo. Non abbiamo ovviamente nessuna intenzione di criticare le resistenze generose che sono in atto ma riteniamo che il punto sia quello di avviare una discussione politica.

Questa discussione dovrà essere ampia e porsi l’obiettivo di raggiungere il consenso dei settori sociali colpiti dalla crisi. Innanzitutto un consenso sociale e politico, che possa essere il mare in cui far nuotare le ragioni di una alternativa sociale necessaria. Provando a dare voce a rivendicazioni che, mancando l’alternativa, sfociano sempre di più nell’apatia, nel qualunquismo o, peggio, nella reazione fascista. Per far questo occorre provare a ragionare sulle cause e gli effetti dell’austerità e provare a sviluppare ragionamenti e pratiche che siano in grado di parlare ragionevolmente alle classi popolari e non solo ai militanti politici. Che siano in grado di raggiungere i settori popolari anche meno politicizzati e sempre di più massa di manovra per le politiche delle destre in tutte le loro forme. Ponendosi dialetticamente tra le pratiche della rottura necessaria e della creazione di consenso sociale. Contemporaneamente, senza lanciare anatemi o scomuniche, occorre non rassegnarsi a una rappresentanza di sinistra inutile, collaterale al potere e programmaticamente incapace di costruire resistenza. Occorre prendere atto che il vecchio ceto politico della sinistra , pur in ruolo subordinato, ha contribuito alla cogestione di questo disastro e partendo da lì non si può ricostruire niente. Occorre quindi agire in prima persona.

Cercare quindi di fornire elementi di alternativa reale all’austerità scendendo sul piano delle proposte concrete e non solo del contrasto.

Crediamo che sia necessario quindi confrontarci per capire se queste considerazioni sono condivise e se abbiamo intenzione di ragionare su questi temi che ci sembrano centrali e non differibili ulteriormente.

Proponiamo quindi di incontrarci per discutere e valutare le possibilità di collaborare su questi temi nella maniera più ampia e unitaria possibile.

Collettivo Genova City Strike

citystrike@inventati.org